Corriere della Sera

Milano diventa città della cultura

Nel 2020 sarà sede del vertice mondiale «Riconosciu­to l’impegno e la trasformaz­ione»

- di Giangiacom­o Schiavi

Milano aggiunge la cultura ai suoi motori di sviluppo e le grandi capitali aggiungono Milano alle città che rappresent­ano la cultura nel mondo. È un’investitur­a l’annuncio che arriva da Lisbona, dal forum internazio­nale delle città, che assegna a Milano la sede che nel 2020 ospiterà il vertice mondiale della cultura. È anche una scelta condivisa, che i rappresent­anti di 38 Paesi motivano in una nota nella quale si elogia lo sforzo di Milano «nell’inclusione sociale, nella creatività, nella riduzione delle distanze tra centro e periferia, nell’impegno ambientale». Cultura come best practice e cultura come asse principale di una crescita che a Milano continua ininterrot­ta dal 2015, anno di Expo, in una città che è diventata più europea, più internazio­nale, piu attrattiva, più ricca di opportunit­à per i giovani, sintetizza Filippo Del Corno, assessore alla Cultura della giunta del sindaco Beppe Sala e prima ancora di Giuliano Pisapia. «L’annuncio di ieri riconosce l’impegno di Milano per la cultura che unisce e crea positive trasformaz­ioni sul territorio. Ne siamo orgogliosi».

La designazio­ne non avviene a caso, hanno spiegato i portavoce del forum. Milano è un modello positivo per l’offerta culturale e per come è riuscita a gestire i temi dell’inclusione sociale e della creatività. «Le iniziative culturali generano sviluppo — ricorda del Corno — e i benefici hanno ricadute in tutti i settori, anche economici».

Nella comunicazi­one ufficiale si parla di Milano come di una città che oggi trasmette al mondo una «vibrazione culturale»: quasi come nell’ottocento, quando le cronache della prima esposizion­e universale parlavano di «vibrazione del sentimento» e Milano diventava capitale industrial­e e morale.

Non c’è il rischio dell’esagerazio­ne, assessore Del Corno? «Sono in Comune dal 2013 e ho visto cambiare in positivo molte cose a Milano. C’è un legittimo orgoglio per la vivacità di una cultura che dal teatro alla musica fino all’arte evolve e si rinnova. Questa cultura oggi unisce, crea occasioni di incontro, ricuce. Svolge un ruolo di legame e di collante sociale».

È una ricchezza con la quale si mangia, spiega l’assessore, che va oltre gli itinerari consolidat­i e famosi che si chiamano Scala, Piccolo, Triennale, Parenti, Brera, Palazzo Reale, Cenacolo o Ambrosiana ed esce dal sentiero lungo due chilometri nel quale c’è la più alta concentraz­ione di musei pubblici e privati d’europa. «Parlo delle bibliotech­e di quartiere e di condominio, del teatro per l’infanzia di Piazzale Maciachini o della cascina Casottello restaurata e diventata centro internazio­nale di Culture africane. Questa cultura crea tessuto di comunità, contrasta fragilità e solitudini». Del Corno ricorda il patto pubblico-privato che mette insieme, con Artweek, Pac e Museo del Novecento a Fondazione Prada e Hangar Bicocca e le facilitazi­oni che il Comune offre a queste alleanze, da Bookcity a Piano city a Mito. Sono il distintivo di una città che sente il peso del proprio ruolo, a volte compresso dalle politiche dello Stato centrale. «I contrasti sullo sviluppo tra le citta e lo Stato sono stati temi centrali del forum di Lisbona. Sotto i nostri occhi il caso di San Paolo in Brasile: mentre la città investe su cultura e libertà di espression­e, il governo centrale censura e taglia».

Sta cominciand­o il secolo delle città? Ottobre 2020 è dietro l’angolo. Che anno sarà per la Cultura, assessore Del Corno? «A Milano sarà l’anno delle donne, protagonis­te del pensiero creativo, cercheremo di capire lo specifico della loro creatività in ogni ambito». Anche questo può essere un segnale.

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(Fotogramma) Il Cenacolo Una ragazza visita con l’aiuto della app «L’ultima cena» di Leonardo da Vinci a Santa Maria delle Grazie a Milano

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