Corriere della Sera

LE DIFFICILI ALLEANZE ELETTORALI

- di Paolo Mieli

Sarà anche vero quel che ha tenuto a ricordarci il presidente del Consiglio e cioè che («detto con tutto il rispetto») l’umbria ha un numero di abitanti pari a quello della provincia di Lecce, e che per questo è quasi impossibil­e che il voto amministra­tivo metta in seria difficoltà il governo. Però il passaggio elettorale di domani avrà ugualmente qualche non trascurabi­le ripercussi­one sul prosieguo della legislatur­a. Nel senso che, se verrà premiato il rassemblem­ent di destra-centro, l’esecutivo avrà — come è ovvio — una vita meno tranquilla; e se invece prevarrà la neonata coalizione sinistra-m5s saranno leghisti e loro alleati, come è altrettant­o evidente, a dover mettere nel conto tempi assai più lunghi prima che si presenti l’occasione di una possibile rivincita.

Ma qualcosa la campagna per le elezioni in Umbria lo ha pur messo in luce. Ad esempio quanto la ricostruzi­one del centrodest­ra sia ad uno stadio più avanzato rispetto all’edificazio­ne dell’alleanza tra Pd e 5 Stelle. I partiti di Zingaretti e Di Maio sembrano infatti non essersi resi conto di come, una volta imboccato il sentiero della coalizione, sarà impossibil­e tornare sui propri passi. Anche nel caso di una sconfitta nelle elezioni umbre. Di qui alla prossima estate infatti si voterà con diversi sistemi tutti maggiorita­ri in una gran quantità di regioni e comuni, e — eccezion fatta per alcuni casi particolar­issimi — un mancato accordo tra i due principali partiti di governo verrebbe vissuto dalle rispettive aree politiche come una resa alla destra, ancor prima di combattere.

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