Pagamenti digitali, bonus fiscale al 30%
Per i commercianti con ricavi sotto i 400 mila euro arriva un credito d’imposta sulle commissioni
C’è un primo passo per tagliare i costi a carico dei negozianti sulle somme incassate non in contanti ma via carta di credito e bancomat. A partire dal primo luglio del prossimo anno, quando scatterà il piano del governo per incentivare i pagamenti elettronici, partirà anche un credito d’imposta pari al 30% delle commissioni addebitate ai commercianti per la transazioni via Pos. In questo modo lo Stato si fa carico, con uno sconto sulle tasse future, di una parte dei costi aggiuntivi che il settore del commercio dovrebbe sostenere con l’operazione per disincentivare i contanti. Il meccanismo non riguarda tutti i negozi ma solo quelli medi e piccoli, che hanno ricavi al di sotto dei 400 mila euro l’anno. Il costo per lo Stato, che di fatto rinuncia a incassare una parte delle imposte, è di 27 milioni di euro il primo anno, che raddoppiano nel 2021, quando il meccanismo sarà attivo non per sei ma per dodici mesi.
È una delle novità contenute nell’ultima versione del decreto legge fiscale, approvato in Consiglio dei ministri ormai dieci giorni fa ma che ieri sera non ancora arrivato al Quirinale. Una novità accolta positivamente da Confesercenti, una delle associazioni del mondo del commercio, che parla di « segnale tangibile di attenzione alle imprese da parte del governo». Mentre Confcommercio riconosce come la misura sia «utile» ma sottolinea anche come i fondi siano «insufficienti per una risposta sistemica a fronte di un monte commissioni stimabile nell’ordine di 1,5 miliardi annui».
L’intervento dello Stato dovrebbe essere accompagnato da una revisione dei costi di commissione con il circuito bancario, promessa più volte dal governo, ma che potrebbe avere tempi lunghi. Tra le altre novità dell’ultima bozza del decreto fiscale, c’è un nuovo aumento, da 350 a 400 milioni, del prestito ponte per Alitalia, in attesa di una soluzione definitiva. Mentre dal punto di vista tecnico diventa più facile per Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate l’accesso a tutti i dati contenuti nelle fatture elettroniche.
Ieri c’era grande attesa per il verdetto di Standard & Poor’s sul rating dell’italia. Prima di quest’ultimo aggiornamento, il giudizio sull’italia era BBB, due gradini sopra il livello junk, spazzatura. Mentre l’outlook, cioè la previsione sugli sviluppi futuri, era negativo, e lascia quindi la strada aperta a un possibile downgrading. Quello di ieri notte era il primo verdetto sull’italia dopo l’insediamento del governo Conte due.