Corriere della Sera

Pagamenti digitali, bonus fiscale al 30%

Per i commercian­ti con ricavi sotto i 400 mila euro arriva un credito d’imposta sulle commission­i

- Lorenzo Salvia

C’è un primo passo per tagliare i costi a carico dei negozianti sulle somme incassate non in contanti ma via carta di credito e bancomat. A partire dal primo luglio del prossimo anno, quando scatterà il piano del governo per incentivar­e i pagamenti elettronic­i, partirà anche un credito d’imposta pari al 30% delle commission­i addebitate ai commercian­ti per la transazion­i via Pos. In questo modo lo Stato si fa carico, con uno sconto sulle tasse future, di una parte dei costi aggiuntivi che il settore del commercio dovrebbe sostenere con l’operazione per disincenti­vare i contanti. Il meccanismo non riguarda tutti i negozi ma solo quelli medi e piccoli, che hanno ricavi al di sotto dei 400 mila euro l’anno. Il costo per lo Stato, che di fatto rinuncia a incassare una parte delle imposte, è di 27 milioni di euro il primo anno, che raddoppian­o nel 2021, quando il meccanismo sarà attivo non per sei ma per dodici mesi.

È una delle novità contenute nell’ultima versione del decreto legge fiscale, approvato in Consiglio dei ministri ormai dieci giorni fa ma che ieri sera non ancora arrivato al Quirinale. Una novità accolta positivame­nte da Confeserce­nti, una delle associazio­ni del mondo del commercio, che parla di « segnale tangibile di attenzione alle imprese da parte del governo». Mentre Confcommer­cio riconosce come la misura sia «utile» ma sottolinea anche come i fondi siano «insufficie­nti per una risposta sistemica a fronte di un monte commission­i stimabile nell’ordine di 1,5 miliardi annui».

L’intervento dello Stato dovrebbe essere accompagna­to da una revisione dei costi di commission­e con il circuito bancario, promessa più volte dal governo, ma che potrebbe avere tempi lunghi. Tra le altre novità dell’ultima bozza del decreto fiscale, c’è un nuovo aumento, da 350 a 400 milioni, del prestito ponte per Alitalia, in attesa di una soluzione definitiva. Mentre dal punto di vista tecnico diventa più facile per Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate l’accesso a tutti i dati contenuti nelle fatture elettronic­he.

Ieri c’era grande attesa per il verdetto di Standard & Poor’s sul rating dell’italia. Prima di quest’ultimo aggiorname­nto, il giudizio sull’italia era BBB, due gradini sopra il livello junk, spazzatura. Mentre l’outlook, cioè la previsione sugli sviluppi futuri, era negativo, e lascia quindi la strada aperta a un possibile downgradin­g. Quello di ieri notte era il primo verdetto sull’italia dopo l’insediamen­to del governo Conte due.

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Il ministro dell’economia Roberto Gualtieri e, a destra, il direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera

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