Corriere della Sera

Gli ultimi scalatori di Uluru La roccia sacra agli aborigeni torna a essere proibita

Da oggi è vietato salire su uno dei simboli dell’australia La corsa all’ascensione finale, la gioia del popolo Anangu

- Di Michele Farina Da oggi come è chiuso ai visitatori meglio conosciuto

AUSTRALIA

meno 35 anni, dai tempi del premier Bob Hawke, che i politici di Sydney promettono di rendere legge quell’invito degli Anangu (che dal 1985 hanno ottenuto formale controllo del luogo sacro). Finalmente è arrivato il giorno della «chiusura permanente», come recita un altro cartello intorno al quale gli anziani hanno posato per i reporter. Ieri il piacere degli ultimi salitori ha rischiato di trasformar­si in beffa: alle sette del mattino i ranger hanno chiuso il passaggio, a causa del vento forte (40 nodi sulla cima). Alle 10 il desiderato via libera: il vento era calato, il caldo non era eccessivo, e così una striscia di formiche umane si è snodata

Ayers Rock

Chiusura

Il cartello indica la «chiusura permanente» della montagna detta anche Ayers Rock. A sinistra, l’ultima coda per arrivare in cima (Lukas Coch) base alla groppa del monolite, manco fosse l’everest in alta stagione. Nessuno si è sentito male. Cosa non scontata: almeno 37 persone sono morte sulla montagna sacra da quando i turisti hanno cominciato a salirci. Chi scivolando, chi per il mal di cuore. Ora anche la piccola ferrata sommitale sarà smantellat­a. La prospettiv­a che il divieto allontani i turisti è remota (fino a oggi solo il 15% dei viaggiator­i ha sfidato la volontà del popolo Anangu). «Uluru continuerà a essere un luogo straordina­rio», ha raccontato la guida Rick Peterson, ex soldato delle forze speciali australian­e che collabora con gli aborigeni. Domani alla base della montagna sacra si terrà una cerimonia. Ci saranno gli anziani come Minja Jean Uluru-reid, Barbara Nipper, Johnny Dingo. E ci saranno i turisti che vivranno il brivido di essere i primi non-salitori della nuova era.

Nel mondo ci sono luoghi off-limits (e non solo per il pericolo di non uscirne vivi). In Bhutan è proibito scalare montagne sopra i seimila metri in ossequio a determinat­e credenze religiose. E chi non crede, non ha il diritto di salire? Il laicismo dell’alpinismo (e del turismo) vorrebbe così. Ma Uluru non è di tutti. È dei discendent­i dei Mala. C’è il rispetto che si deve alle persone come Minja. C’è da riscoprire il piacere e il mistero del limite. E poi chi l’ha detto che non basti guardare una montagna per sentirsi in cima?

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