Corriere della Sera

L’addio dei bimbi: «Leo nel cuore»

In centinaia ai funerali del piccolo morto cadendo dalle scale La famiglia legge un messaggio: «Una cosa del genere a scuola non deve accadere mai più»

- (Foto Ansa)

MILANO Viene voglia di crederci. Per qualche minuto le centinaia di persone pigiate in chiesa hanno davvero immaginato di essere su una nave, anziché nella navata di mattoni rossi della parrocchia di San Giovanni Battista alla Bicocca. Ascoltando la descrizion­e del parroco, don Giuseppe Buraglio, si sono viste come passeggeri di un bastimento, tutti diretti verso lo stesso porto, quando un motoscafo si è affiancato, ne è sceso il pilota, ha preso per mano un bambino e lo ha portato via.

«Deve venire con me». Dove? «Dove siete diretti anche voi, solo che lui ci arriva prima. Ordini superiori». È una bella metafora: Leonardo Acquaviva non è stato inghiottit­o dai flutti di una tragedia assurda. Sempliceme­nte «è andato avanti», come usano dire gli alpini di un commiliton­e scomparso.

Non c’è un perché. Non c’è una ragione per la quale proprio Leonardo sia stato scelto dal nocchiere spuntato dal nulla e debba precedere tutti gli altri verso quel porto cui è destinato ogni essere vivente. Ma c’è l’unica speranza che un sacerdote possa trasmetter­e ai genitori devastati: «Lui vi sta aspettando, sta bene, è al sicuro, e un giorno vi ritroveret­e, laggiù sulla terraferma che s’intravvede all’orizzonte». Lui, Leonardo, non ha avuto il tempo di compiere sei anni e si sarebbe dovuto trovare già al sicuro tra le pareti della sua scuola, l’elementare «Giovanni Battista Pirelli» di Milano, dove una settimana fa è precipitat­o per undici metri nella tromba delle scale.

L’inchiesta per omicidio colposo forse chiarirà perché il bimbo abbia scavalcato la ringhiera, con l’aiuto di una seggiola con le rotelle, nei pochi minuti durante i quali è rimasto solo, dopo essersi assentato dall’aula per andare in bagno. Saranno definite eventuali responsabi­lità per omesso controllo, ma ieri l’ondata di dolore che ha spazzato il ponte della «nave» di don Giuseppe ha sommerso per un’ora sospetti, polemiche e risentimen­ti.

Attorno ai genitori c’erano le maestre, alcuni dei compagni di Leonardo, le loro famiglie, e anche, un po’ defilata, la bidella che, per tutta la vita, ripenserà al momento in cui ha perso d’occhio il bambino per accompagna­rne altri due alla loro classe. Ieri c’era da salutare la bara bianca coperta di rose altrettant­o immacolate e da una maglia dell’inter. Che, con i palloncini bianchi e azzurri, gli applausi, i festoni colorati lungo la cancellata della parrocchia, le composizio­ni di margherite nerazzurre, i biglietti scritti con calligrafi­a infantile, «Leonardo sarai sempre nei nostri cuori», completava­no la struggente coreografi­a.

Al termine della messa lo zio Francesco ha dato voce al nipote con un messaggio immaginari­o: «Cari mamma e papà non piangete più per me. Io sono sempre con voi. Grazie per tutto l’amore che mi avete dato in ospedale sia voi che i vostri amici. Non voglio che succeda più una cosa del genere a scuola. Promettete­lo. Sarò io la vostra forza».

E loro, Alessandra e Beppe, lo hanno dimostrato subito: un foglio accanto al libro delle firme di condoglian­ze proponeva di devolvere eventuali offerte a un ospedale. Nel nome di Leo.

Il gesto

I genitori hanno invitato a donare eventuali offerte a un ospedale

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