Da sindaco a parroco: la mia vita di marito, di padre e di prete
I suoi figli come la presero?
«Aspettai da settembre a Natale prima di dirglielo. Gli facevo credere che andavo in seminario per cultura personale. La sera tornavo a dormire a casa per non insospettirli. Ora sono tutti felici. Le nipoti mi mandano sms: “Oggi ho il compito di matematica. Prega per me, nonno don Angelo”. Io rispondo: studia e prega, anzi prima prega e poi studia».
E per lei fu dura tornare sui libri?
«Mi andò bene: per la laurea in Scienze religiose all’epoca bastavano tre anni di teologia, oggi sono cinque. Diedi 34 esami. Più la tesi».
Che cosa ricorda dell’ordinazione?
«Un’emozione fortissima. Il mio paese natale, Turago Bordone, una frazione di appena 600 abitanti, stava dando alla Chiesa il quinto sacerdote dal 1980. Un lembo di terra benedetto da Dio».
Se non avesse due figli e quattro nipoti, si sentirebbe meno completo?
«Meno felice. Non pensavo che fosse così bello fare il prete. Sei in relazione continua con la gente. Durante la confessione, che io chiamo riconciliazione, colgo al volo i dilemmi del penitente. Problemi dei figli? Li conosco. Problemi di morose? Li conosco. Problemi di lavoro? Li conosco. Problemi politici? Li conosco. L’essere stato sposato crea occasioni di dialogo. Sono finito al pronto soccorso. L’infermiera: “Reverendo, l’accompagnatrice non può entrare”. E io: è mia figlia. “Ma come?”. Poi le spiego».
È stato male?
«Uno dei tanti accidenti dell’età. Ero prete solo da sei mesi quando, senza infarto, mi applicarono cinque bypass al cuore. In rianimazione supplicavo Dio: “Mi hai appena chiamato al sacerdozio e già mi vuoi portare lì? Avrei così tante cose da fare...”. Al risveglio credevo che fossero trascorsi cinque minuti. La dottoressa rideva: “L’è cinq dì ch’al parla al Signùr!”. Vede? Mi ha lasciato qui».
Il celibato sacerdotale va mantenuto?
«Sono in difficoltà a rispondere. Di sicuro un prete ammogliato sarebbe meno libero. Guardi la mia agenda di questa settimana». (Mi mostra un calendario da tavolo zeppo di annotazioni).
Gli scandali sessuali nella Chiesa diminuirebbero se i preti si sposassero?
(Sospiro). «Non credo. Pensi al numero dei pedofili coniugati. Un’infinità».
Ci sono preti cattolici di rito orientale ordinati dopo le nozze. L’arcivescovo Cyril Vasil’, segretario della Congregazione per le Chiese orientali, è figlio di un sacerdote. Una disparità di condizione incomprensibile, non crede?
«Le Chiese sono fatte così: di uomini».
Per non parlare di papa Silverio, figlio di papa Ormisda. Entrambi santi.
«Lo stesso san Pietro, primo pontefice, era sposato. Solo il concilio Lateranense II del 1139 dichiarò invalido il matrimonio di presbiteri e religiosi».
Crede che questa norma decadrà?
«Penso di sì».
Dai suoi tempi è cambiata la gerarchia dei peccati e delle relative penitenze?
«Le pongo io una domanda: calpestare intenzionalmente le formiche è peccato? Un mio collaboratore le spostava con la paletta per paura che le schiacciassi quando entravo in cortile con l’auto. Di recente si è suicidato. Salvi le formiche e uccidi te stesso? Ogni uomo è un mistero insondabile. Possiamo solo pregare».
Per padre Arturo Sosa Abascal, preposito generale della Compagnia di Gesù, il diavolo «non è una persona». Il gesuita papa Francesco scrive: «“Il Maligno” indica un essere personale che ci tormenta. Non pensiamo che sia un mito».
«E neppure un simbolo. Per scacciare Satana e far entrare nel tuo cuore un pezzetto di Dio, devi togliere un po’ di Io».
Si sente ancora sposato con Gabriella?
«Ah sì, tant’è che porto la fede nuziale al dito. È come se fosse qui in questo istante. Chiudo gli occhi e la vedo».
● Dal 1996 al 2000 è stato sindaco di Giussago