RIFONDARE LA DEMOCRAZIA NELLA SOCIETÀ DIGITALE
La rivoluzione digitale non è un puro strumento. I cambiamenti riguardano già e riguarderanno sempre più i sistemi politici e la democrazia. Ma non si tratta di semplici innovazioni; è un cambiamento di paradigma. È bene perciò non essere impreparati e andare alla radice delle trasformazioni. Nel nostro mondo ormai convivono due diverse società. La società analogica e la società digitale. A ciascuna corrispondono due diverse generazioni. Quella sotto i quarant’anni, che è prevalentemente digitale; quella sopra questa soglia che è prevalentemente analogica. La società analogica è destinata a contare sempre di meno e comunque, per ragioni anagrafiche, è destinata ad esaurirsi. L’altra sarà l’unica società del prossimo futuro. Proviamo ad articolare una riflessione in tesi.
Tesi 1. La società analogica è fondata sul principio di rappresentanza, i corpi intermedi, la trasparenza dei metodi di formazione delle classi politiche dirigenti, il controllo del loro operato e la loro sostituibilità.
Tesi 2. La società digitale è caratterizzata dalla disintermediazione, dal superamento della rappresentanza, dalla decisione politica diretta. Tutti possono dialogare con tutti e con i membri della società politica, senza bisogno di mediatori; chiunque può convocare manifestazioni e muovere campagne di opinione senza muoversi da casa. Da questa possibilità tecnica deriva l’ equivalenza, sulla carta, di tutti i cittadini («uno vale uno», cui si è recentemente aggiunto «tu vali tu»). Conseguentemente, sono negate in radice le élites della politica e della conoscenza, ma non le élites del potere economico alle quali appartengono i padroni della rete. Nella rete c’è libertà senza responsabilità.
Tesi 3. Nella società analogica il leader politico è quello che prende più voti; nella società digitale è quello che ha più followers. Per misurare il seguito dei leader, il numero dei followers è più importante del numero dei voti. Il modo di prendere followers è del tutto diverso dal modo di conquistare voti. Ma ai followers seguono i voti; il caso Salvini insegna. Senza followers è difficile prendere voti.
Tesi 4. Il M5S è in Italia il più significativo frutto politico della società digitale. Forse
le sue proposte esprimono la consapevolezza del cambiamento e l’intento, del tutto comprensibile, di sfruttarlo a proprio vantaggio. Appartengono al mondo della società digitale il ridimensionamento della rappresentanza attraverso la riduzione del numero dei parlamentari, il referendum propositivo concorrenziale con la legislazione di fonte parlamentare, le consultazioni in rete, più o meno corrette, l’attacco alle élites della politica e della conoscenza, il vanto della disintermediazione.
Tesi 5. Alcune proposte sono positive, altre possono diventarlo, altre ancora sono ingannevoli. L’inganno più pericoloso è la disintermediazione. Non si tratta di cancellazione dei mediatori, ma della loro sostituzione occulta. I vecchi mediatori si presentavano come tali sulla scena pubblica, erano scalabili, avevano statuti conoscibili. I nuovi mediatori non si presentano come tali, non sono scalabili, non hanno visibili statuti. Sul piano interno la mente corre alla Casaleggio e Associati. Sul piano globale contano i baroni della rete.
Appaiono come servizievoli interlocutori, disponibili a darci comodamente, rapidamente, a costi accettabili e con efficienza i servizi che noi pensiamo possano servirci. In cambio consegniamo loro gratuitamente e liberamente tutti i nostri dati. Se gli stessi dati ci venissero chiesti dallo Stato, partirebbero campagne di stampa. Non è in corso una disintermediazione; è in corso una reintermediazione.
Tesi 6. I nuovi mediatori orientano la nostra vita quotidiana in misura maggiore rispetto ai mediatori tradizionali. Ma, a differenza di costoro, non appaiono nella loro vera veste. I rischi sono evidenti. Per i mediatori occulti non ci sono né regole né contropoteri; sono perciò destinati a esercitare sulle nostre vite un potere infinito. Se i parlamenti possono essere svuotati da forme di partecipazione diretta manipolabili da un’eterodirezione invisibile, sarà inevitabile la formazione di nuovi dispotismi politici.
Tesi 7. Le difficoltà del passaggio da una società all’altra sono evidenti in molti Paesi; in Italia sembrano più gravi perché c’è meno consapevolezza e minore sviluppo di una responsabile cultura del digitale.
Tesi 8. In Italia il mondo del pubblico è prevalentemente analogico; il mondo del privato è prevalentemente digitale. La disaffezione nei confronti della democrazia, dei partiti e del parlamento è in gran parte determinata proprio dalla difficoltà di partiti e parlamento a svolgere le loro funzioni in una società profondamente mutata. Alla stessa diversa appartenenza è dovuta la reciproca sfiducia tra pubblico e privato.
Tesi 9. Abbiamo bisogno di nuove culture politiche, consapevoli del cambiamento, per garantire democrazia, diritti e fiducia nella società digitale. In particolare: c’è spazio per la rappresentanza nella società digitale? Come mettere credibilmente in guardia dalle manipolazioni dell’opinione pubblica? Quali sono i limiti della democrazia deliberativa? Come rendere pubblici, controllabili e scalabili i nuovi mediatori? In conclusione: come rifondiamo la democrazia per evitarne il tramonto?
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