Corriere della Sera

PERCHÉ LA DC NON TORNERÀ MA I CATTOLICI NON SCOMPARIRA­NNO

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Caro Aldo, mi ha detto un sacerdote di Brescia che il mondo produttivo del Nord spesso vota Lega e sono persone molto differenti da certe esternazio­ni folclorist­iche. Qui in Toscana il mondo cattolico è ormai quasi tutto del Partito democratic­o; anni fa ero più impegnato in parrocchia, seguivo degli incontri «zonali» e si capiva qual era l’abbraccio politico. Ricordo di aver letto che Enrico Berlinguer accompagna­va la moglie alle messe in ricordo di Santa Maria Goretti ma non credo che nel Pci ci fosse una componente cattolica; trent’anni fa forse ha preso vigore la forza ex Margherita che è confluita nel Pd. Perché la Cei non ha ricreato una post Dc dopo l’evaporazio­ne politica della Dc?

Marco Sostegni

FCaro Marco, rancesco Cossiga considerav­a Giovanni Battista Montini — sostituto alla Segreteria di Stato, arcivescov­o di Milano, Papa con il nome di Paolo VI: uno dei più grandi italiani del dopoguerra — il vero fondatore della Democrazia cristiana, e un po’ anche il suo segretario-ombra fino alla morte, nel fatidico 1978. Com’era nel suo carattere, Cossiga esagerava. Ma non aveva tutti i torti.

La Dc conquistò una posizione egemone perché nell’italia a pezzi del dopoguerra, in cui erano crollati prima il regime fascista e poi la monarchia, l’unica istituzion­e rimasta era la Chiesa, l’unico sovrano il Papa. Quando i bombardier­i americani rasero al suolo il quartiere romano di San Lorenzo (19 luglio 1943: almeno 791 morti), il Duce si guardò bene dal farsi vedere; figurarsi il re; solo Papa Pacelli andò tra le macerie della basilica, e «sembrava un angelo con gli occhiali» (De Gregori). Ovviamente non tutti gli italiani erano democristi­ani, neanche quelli che votavano Dc, partito-scudo in funzione anticomuni­sta. Dopo il crollo del Muro e del sistema, la Cei di Camillo Ruini — cui Fabrizio Cicchitto un giorno offrì scherzosam­ente la guida del centrodest­ra, certo che l’avrebbe esercitata molto meglio di Berlusconi&company — scelse di rinunciare all’unità politica dei cattolici, preferendo influenzar­e i partiti degli altri. L’idea poteva anche essere buona. Solo che ora i cattolici non contano molto più di nulla nella politica italiana. Si parla di un nuovo movimento, magari da costruire attorno a Conte. Forse servirebbe di più un nuovo Ruini, che riuscisse a incardinar­e i temi cari ai cattolici nell’agenda del governo.

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