Corriere della Sera

«Insegniamo ai nostri figli a stare lontano dalle belve»

- Isabella

Sono mamma di un ragazzo di quasi 15 anni che tra poco comincerà a uscire (feste, gite) come è giusto che sia. Ma una riflession­e spero lo accompagni in tutte le occasioni di divertimen­to: divertimen­to viene dalla parola di-vergere cioè spostare, per un momento, lo sguardo dal proprio obiettivo, per allentare un po’ la fatica ma senza perdere l’importanza vitale che tale obiettivo, tale intenzione ci dona. Temo che i ragazzi che si sballano e a volte muoiono per il loro «divertimen­to» non abbiano o, abbiano perso, il loro sogno, il loro scopo nella vita. Che non è avere figli o successo, questi verranno, se verranno, più avanti, ma soprattutt­o una dignità e un valore assoluti che per primi genitori e scuola dovrebbero far crescere nei loro cuori. Rendere sacra la loro presenza, il loro corpo, le loro peculiari capacità, sarebbe la base per fermare questa emorragia di giovani che si perdono ormai non più solo nei fine settimana. Ed invece di metterli al centro della vita, come fanno gli animali quando si muovono con i loro cuccioli, sicuri al centro del branco, noi li mettiamo fuori, distanti, resi nudi di ogni valore e interesse che non sia il riflesso del consumismo imperante o peggio di un nostro ruolo di adulti. Senza accorgerci, viviamo noi al centro e sempre di più li mettiamo a protezione, a sostegno e rinforzo del nostro ruolo sociale, lasciandol­i alla mercé delle belve. Insegnare loro la giusta fatica e la necessaria intenzione di vivere sarebbe un buon punto da cui partire rimettendo­li al centro del branco: noi adulti dobbiamo tornare a fare la nostra fatica per permettere a loro di avere più intenzione di vivere. E così cominciare a sperare di fermare le belve...

Isabella è madre di un quindicenn­e: invita gli adulti a tornare alla fatica di accompagna­re i propri figli, di farli sentire sicuri, di sé stessi e dei loro obiettivi

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