La democrazia del vestito firmato
Giambattista Valli e la capsule per H&M «Un surrogato della mia moda, ma il sogno è intatto. No all’usa e getta»
● La prima collaborazione con gli stilisti di H&M risale al 2004: 15 anni di capsule griffate. È stato Karl Lagerfeld il primo. E dopo di lui, tra gli altri, Jimmy Choo, Versace, Stella Mccartney, Roberto Cavalli, Alexander Wang, Moschino...
Kendall Jenner in rosso Valli per H&M nel gran finale dello show a villa Pamphili a Roma. Tra gli ori e i marmi e le quadrerie e gli affreschi: uno spettacolo unico
L e reazioni? #noncipossocredere. È andata così quando a maggio è uscito il primo drop di Giambattista Valli per H&M. Fra meraviglia e isteria collettiva: tutte-pazze-per-giamba e per quelle nuvole di tulle plissé. Le sposine hanno ringraziato. «Mi scrivevano che erano felici e che mai avrebbero pensato di andare all’altare in Valli. Non avrei detto che tanta gente mi conoscesse: abbiamo raggiunto qualcosa come 650 mila persone in contatti».
Signor Valli non dica così, per favore. Non è forse lei che ha vestito la bella Charlotte (Casiraghi) al suo «sì» e prima l’algida Amal (in Clooney) al party nuziale a Venezia? Giusto per fare due nomi così. E principesse ed ereditiere, almeno quel giorno, si vogliono sentire tutte. Un «Valli» da cerimonia fra i 150 e 300 euro: un’intuizione geniale. E ora la seconda parte. Lo show lo scorso giovedì a Roma, fra le gallerie di villa Doria Pamphili, e il 7 novembre il lancio negli store H&M: poco meno di 100 pezzi, fra capi e accessori. «E in ognuno la mia, autentica, passione. Dunque la stessa ricerca e cura dei dettagli. Un lavoro molto onesto. Un impegno intellettuale vero. Nulla è banale. Anche se tecniche e materiali sono diversi per un risultato sul prezzi differente. Ma il Dna è il mio».
Pezzi per «momenti speciali», così li definisce?
«Ognuno ha la sua visione. A me piace entrare nell’animo delle persone, nei loro attimi felici, qualsiasi siano. Voglio aiutarle nei loro sogni, supportarle in quei momenti
La prima volta dell’uomo Un po’ Kurt Cobain che ruba i pezzi dall’armadio a Courtney Love e non più il contrario sare a un gruppo di amici più grande. Di una possibilità di accesso più ampia. Il prodotto è un bignami di Valli, un surrogato, un sogno intatto. C’è in ogni pezzo tutto l’aspetto culturale del mio lavoro e la sola idea che ora possa andare a un gruppo così vasto mi lascia senza fiato: è pazzesco».
H&M è fast fashion, dunque consumismo, e allo stesso tempo è l’azienda percepita come fra le più «sostenibili» al mondo. Dicotomia o giusto equilibrio?
«Io credo sia un concetto più ampio. Quando c’è una moda, a qualsiasi livello, che ogni anno rinnega la stagione precedente non va bene. Buttare via le cose perché sono passate di moda, questo è sbagliato. Loro poi sono veramente attentissimi per esempio nel riciclo e nella sostenibilità e io nel mio ho creato pezzi per sempre».
Ma la sostenibilità sembra passare attraverso la
d
Corriere.it
Nel Canale moda i personaggi che fanno tendenza e le collezioni per questo autunno inverno
sottrazione: avere meno per salvare il pianeta.
«Non è il mio caso. Perché da sempre faccio collezioni molto limitate. E mi sento in questo sostenibile dal primo giorno. Sono poi attento con chi lavoro e controllo ogni azienda che collabora con me. Ho sempre fatto un prodotto particolare: non ho mai invaso il mondo di zainetti di nylon. Quindi mi sento più che a posto. Mai tradito i miei principi: effortless e timeless, senza sforzo e senza tempo. Anche in questa collezione: abiti di cui non ti vorrà mai separare. Collector’s pieces, pezzi da collezione. E saranno solo quelli, stop. E per me questo è il più bel modo di rendere veramente democratica la moda».
Perché Roma?
«Il valore aggiunto, oltre la moda. Uno stile di vita. Una storia. La mia, anche. È una collezione pensata per tutti: dagli otto agli ottant’anni, con una forte dose di “giovanissimo” dentro. Dunque di me quando vivevo a Roma, prima di trasferirmi ventenne a Parigi. Ho cercato quella energia di quando tutto è straordinario ma non te ne rendi conto, se non dopo. E poi la bellezza e la cultura. Ho immaginato una ragazza (Kendall Jenner ndr) che ritorna qui dopo aver girato tutto il mondo, con i suoi amici, musicisti, attori, creativi.un po’ come sono io».
La prima volta dell’uomo?
«Il Valli boy, sì. Un Kurt Cobain, mi verrebbe da dire, che ruba dal guardaroba (e non viceversa) della sua ragazza, Courtney Love. Veramente molto genderless, senza confini».