«X Factor»: Samuel incerto, Malika snob, la sorpresa è Sfera
XFactor 13 è lo show più importante della tv italiana: per l’impianto scenografico (800 metri quadrati di palcoscenico), per la qualità delle riprese, per l’immagine complessiva firmata da Simone Ferrari. Non c’è paragone con gli altri talent, da Amici a The Voice.
Nella tv contemporanea parlare di estetica e di direzione creativa di uno show non è certo cosa frequente e a Sky va riconosciuto il merito di aver investito molto su questa componente. La recensione potrebbe finire qui, aggiungendo un’ultima annotazione: il live show conferma una caratura internazionale che dovrebbe rappresentare un modello di riferimento per tutti. Non entro nel discorso musicale, non è di mia competenza, ma vorrei soffermarmi sulle dinamiche televisive innescate dalla conduzione e dalla giuria, in gran parte rinnovata. Alessandro Cattelan è più bravo di quanto appaia perché ha la grande capacità di non soverchiare, di non mettersi continuamente in primo piano a discapito dei concorrenti, e dimostra un raro senso del tempo, come se avesse incorporato un metronomo. Non sbaglia un colpo. E i giudici? Su Mara Maionchi non si può che ripeter quanto scritto in passato: in mezzo a tante novità musicali, rimane un punto fermo, recita il ruolo della maestra di vita, anche se le sue perle di saggezza non disdegnano la parolaccia. Il più a disagio sembra Samuel, il leader dei Subsonica, sempre incerto se fare un discorso tecnico o lasciarsi andare a una valutazione più complessiva. Malika Ayane è troppo preoccupata di valorizzare la sua scuderia e a tratti mostra una certa aria di superiorità nei confronti dei colleghi. A sorpresa, il più televisivo è parso Sfera Ebbasta, molto più bravo di Fedez e per nulla intimidito dal contesto.
Senza le stucchevoli polemiche di alcune edizioni precedenti, la giuria ha saputo riportare lo show nel suo alveo naturale. Mika è molto, molto più bravo come cantante che come giudice.