L’ombra lunga dei leader sui candidati presidenti
Tesei e Bianconi hanno giocato la partita con eleganza, ma il palco è sempre stato nazionale
Donatella Tesei e Vincenzo Bianconi, la corsa faticosa dei due candidati.
Bella scena di folla. Ma nessuna atmosfera da campagna elettorale che si chiude.
Su corso Vannucci, tra gli stand di Eurochocolate, solo gente che compra cioccolata, mangia cioccolata, poi torna indietro e compra altra cioccolata.
La tensione è tutta a Roma, tra Palazzo Chigi e Montecitorio: del resto, qui in Umbria, i veri eventi, le piazze piene (abbastanza piene), le transenne e le dirette tivù, tutto c’è stato solo quando sono arrivati i grandi capi del centrodestra e dello schieramento giallorosso.
Così è stato inevitabile: i due candidati, Donatella Tesei e Vincenzo Bianconi, sotto e sopra i palchi, sono rimasti sempre un passo indietro. Sempre con una foto in meno. Con un titolo di giornale in meno.
Partita mediaticamente sfumata: ma giocata con determinazione ed eleganza (in effetti, ci sarebbe pure questa strepitosa novità di una certa eleganza ritrovata, sia pure con stampo umbro, all’interno di una contesa politica). Restano identikit precisi. Lei: 61 anni, sposata, due figli, avvocata, senatrice leghista con uno stile da Forza Italia dei tempi andati, tailleur impeccabili e massicce dosi di empatia, compresa una non scontata cortesia nei confronti di chi le chiedeva notizie del buco lasciato dentro i bilanci di Montefalco, il Comune di cui è stata sindaco.
Lui: quarantasettenne proprietario di hotel per tradizione familiare, scelto nella cosiddetta società civile, e molto civile anche nel rispondere a chi gli ha continuamente ricordato di essere la quarta, o quinta scelta del suo schieramento; persino l’altro giorno, a Narni, nell’ormai celebre istantanea — con Zingaretti, Conte, Di Maio e Speranza, finalmente insieme — indossa uno dei suoi gilet di lana rasata ormai entrati nella piccola leggenda di questa tornata elettorale (sembra ne abbia tre blu e tre grigi, e li alterni in coordinato con le sneaker).
Lei, da subito, capisce: per i comizi, c’è Matteo Salvini. In persona. Che piomba ai primi di settembre. Con un’idea precisa in testa: dopo le tribolazioni di un’estate indimenticabile, le elezioni regionali in Umbria sono l’occasione giusta per ripartire.
E parte come sa fare benissimo: pianerottolo per pianerottolo.
A Foligno arriva indossando una felpa verde con la scritta «Bastardo» (è la felpa della squadra di calcetto dell’omonima frazione di Giano); a Orvieto si presenta con l’occhio sinistro semichiuso per un orzaiolo; a Trevi posa abbracciato a un ulivo; promette, in caso di vittoria, di trasferirsi a vivere in Umbria.
La sua candidata viaggia, per settimane, in scia. E due giovedì fa se lo vede comparire qui a Perugia in compagnia degli altri leader: il Capitano, il Cavaliere e Giorgia Meloni, tutti sorrisi e promesse, e lei, la Tesei, in mezzo (anche se, nella prima batteria di foto, la tengono un po’ distante).
Vincenzo Bianconi, all’inizio, può invece contare sull’aiuto strategico di un altro umbro, Walter Verini, il commissario che il Partito democratico ha spedito qui a metà dello scorso mese di aprile, subito dopo l’esplosione dello scandalo Sanitopoli. Bianconi racconta che la nonna gli regalò la prima giacca da cameriere a 8 anni: la fatica, lascia intendere, non lo spaventa.
A fine settembre, numerosi osservatori politici cominciano a considerare l’umbria fondamentale com’è l’ohio per le presidenziali americane: da questa tornata elettorale si intuirà, dicono, che genere di futuro può avere il laboratorio governativo giallorosso. La presenza sul territorio, paese dopo paese, di Nicola Zingaretti, conferma la sensazione: il segretario del Pd entra nei bar, stringe mani, percorre i vicoli delle frazioni più remote. Bianconi resta però colpito da Luigi Di Maio: anch’egli viene a metterci — come si dice — la faccia; ma sempre, appena può, ripete che questo voto «non è, e non può diventare, un test di valore nazionale».
Poi Di Maio va a piantare un ulivo ad Assisi. Poco dopo, dai frati francescani va pure Giuseppe Conte, spiegando che lui, tra l’altro, nei conventi è di casa, avendo uno zio che è frate cappuccino. Bianconi, praticamente in ogni comizio, ripete: «Pace, cura degli altri e del creato, accoglienza, fraternità, solidarietà: noi umbri conosciamo la strada che ci ha indicato San Francesco». E, davvero con calma francescana, replica a chi, tra i suoi avversari, prova ad azzopparlo con una storia un po’ stiracchiata di rimborsi nel postterremoto.
È andata così.
Certo qualche retroscena può essere sfuggito, qualche dettaglio, come spesso accade in politica, emergerà a votazioni concluse.
Però il succo resta questo. Solo un’ultima notizia: Donatella Tesei e Vincenzo Bianconi, poche ore fa, si sono spediti un reciproco incoraggiamento. Appunto, si diceva: piuttosto eleganti, piuttosto inconsueti.
Campagna elettorale Sotto e sopra i palchi, sempre con una foto in meno o con un titolo di giornale in meno