Roma, la rete dei due spacciatori Il killer: non volevo uccidere Luca
L’arma e la fuga, sarebbero emissari di una banda più strutturata. Il silenzio delle famiglie
ROMA Da un paio di giorni o forse più, Anastasiya aveva preso contatti per l’acquisto di un ingente quantitativo di marijuana. Lo dice la logica (nello zaino aveva 2.000 euro in mazzette da 20 e 50 euro, pari al valore di 3 chili di erba all’ingrosso, e lei non avrebbe potuto reperire quella cifra per la droga in una serata); lo conferma Simone Piromalli, emissario di Valerio Del Grosso che ha fatto da tramite per l’affare («All’acquisto erano interessati tre ragazzi e una ragazza»); e lo proverebbero i tabulati telefonici (gli esami sono ancora da ultimare) dai quali risulterebbe uno scambio di messaggi tra la fidanzata di Luca Sacchi e i futuri assassini del 24enne. L’ultimo capitolo da scrivere nel delitto del personal trainer mercoledì sera all’appio Latino ruota attorno a questa trattativa. La posizione della giovane ucraina, che sarà interrogata di nuovo per dare spiegazioni su quei soldi e la relazione con i pusher, potrebbe complicarsi.
«Chiedo scusa»
«Non volevo ammazzare nessuno, mi dispiace per quel ragazzo». Nell’interrogatorio davanti al gip Valerio Del Grosso, accusato di omicidio volontario in concorso con Paolo Pirino (oltre che di rapina e porto abusivo di armi), sceglie di non rispondere e affida al suo avvocato una dichiarazione che vuole offrire un’immagine diversa (al momento dell’arresto, di fronte ai fotografi ostentava sorrisi). Ma non cambia la decisione del giudice di convalidarne l’arresto. Anche il coetaneo e complice resta in silenzio, ma a sua volta rilascia dichiarazioni spontanee per provare a scagionarsi: «Volevo “solo” fare una rapina, non sapevo che Valerio avesse una pistola». Sembrano le dichiarazioni di Lorenzo Marinelli e Daniel Bazzano, i due giovani che spararono a Manuel Bortuzzo — allora fu uno scambio di persona dopo una rissa —, già condannati in primo grado a sedici anni. Così come i profili dei due presunti assassini di Sacchi corrispondono a quelli dei due aspiranti boss di Acilia, che si diedero anch’essi a una improvvisata latitanza.
Il questore Carmine Esposito annuncia una stretta sulla droga nei pub della Capitale. Del Grosso e Pirino si ripromettono di farsi interrogare più avanti.
La protezione dei clan
Dalle testimonianze raccolte dalla Squadra mobile e dal Nucleo investigativo dei carabinieri, emerge che i due killer avevano una «rete» di contatti alla quale si rivolgevano per raggiungere i potenziali
I punti oscuri clienti, ma che sarebbe stata in grado anche di offrire loro protezione, tanto che il pm Nadia Plastina ha motivato il loro fermo con il concreto pericolo di fuga.
Possibile che fossero a loro volta emissari di una banda più strutturata, con base operativa a San Basilio (il quartiere ad alto tasso di spaccio vicino al quale abitano entrambi)? Questo spiegherebbe anche come siano entrati in possesso del revolver calibro 38 col quale hanno esploso il colpo fatale contro il 24enne. Qualcuno aveva messo a loro disposizione l’arma per la rapina finita nel sangue? Il revolver utilizzato per colpire a
I 2.000 euro nello zaino della ragazza valgono tre chili di erba all’ingrosso
L’altro ragazzo fermato scarica la colpa sul compagno: «Non sapevo della pistola»
morte Sacchi non è stato ancora trovato (Del Grosso ha fatto ritrovare solo l’ogiva e il tamburo), mentre in un campo è stata individuata la mazza da baseball usata per colpire Anastasiya.
La famiglia
In via Monteleone Sabino, a Casal Monastero, dove abita la famiglia Del Grosso, nessuno parla volentieri di quanto accaduto, se non per confermare che in casa sono tutte persone perbene. Le serrande del villino sono abbassate e nessun parente o familiare si affaccia dal portoncino. La signora Giovanna, il marito Gianni e il figlio Andrea (ci sono poi altri due fratelli), che assieme si sono presentati al commissariato San Basilio per denunciare Valerio, preferiscono il silenzio. La loro difficile scelta è nata come estrema protezione di quel familiare, così difficile da tenere lontano dai guai.