Piñera prova a placare il milione in piazza «Cambio il governo»
Un milione in piazza a Santiago del Cile: quella di ieri è la protesta più grande della storia del Paese
● Ieri il presidente conservatore Sebastian Piñera (foto) ha annunciato la fine dello stato di emergenza e del coprifuoco, e un prossimo rimpasto di governo
Non soltanto bandiere, striscioni, mestoli e padelle per fare rumore e farsi sentire. C’erano anche migliaia di chitarre in piazza a far vibrare le note di Víctor Jara. Il cantautore del «diritto di vivere in pace», assassinato nei primi giorni della dittatura di Pinochet, è diventato una figura simbolo della protesta di massa che sta scuotendo il Cile. I suoi brani hanno risuonato di fronte alla Biblioteca Nacional, nella Alameda, la principale arteria di Santiago, nella più grande mobilitazione della storia del Paese. Se nel 1988, un milione di cileni scesero in strada contro Pinochet, 31 anni dopo sono stati almeno 200mila in più, a sfilare pacificamente per le vie della capitale, contro il presidente Piñera, per chiedere un Cile diverso.
La chiamata è circolata sui social con l’hashtag #lamarchamasgrande e la risposta è stata oceanica. Tantissimi i giovani, gli studenti, ma anche anziani, coppie con bambini. Molti vestiti con la maglia rossa della nazionale di calcio, la bandiera cilena intorno al collo, i suoi colori dipinti in faccia. A urlare «dignità», contro il continuo aumento del costo della vita e gli abusi che hanno reso il Cile uno dei Paesi più diseguali al mondo: qui il 50% delle famiglie ha accesso al 2 % della ricchezza del Paese, il 10% ne possiede il 66% e l’1% più ricco il 26,5% (dati Cepal).
Disuguaglianze esasperate, create dal modello economico neoliberale ereditato dalla dittatura militare e poi difeso, con correzioni cosmetiche, sia dai governi di destra e che da quelli di sinistra che si sono succeduti dopo il 1990 con il ritorno della democrazia. Un modello incentrato sulla privatizzazione di salute, istruzione e pensioni.
Il passo indietro di Piñera sul rincaro del prezzo del biglietto che aveva fatto da miccia all’esplosione della protesta due settimane fa, non è bastato nei giorni scorsi a sedare gli animi, tanto meno è servito a scoraggiare la partecipazione l’esercito in strada, il coprifuoco e lo stato di emergenza, perché «siamo in guerra», aveva detto.
Dopo la manifestazione fiume di venerdì, Piñera ha cambiato tono: «La marcia massiccia, gioiosa e pacifica di oggi, dove i cileni chiedono un Cile più giusto e solidale, apre grandi strade di futuro e speranza. Tutti siamo cambiati. Con l’unità e l’aiuto di Dio, percorreremo questa strada verso un Cile migliore per tutti» ha twittato. Poi in una conferenza stampa ha ammesso errori, promesso la fine del coprifuoco e delle misure di emergenza, e pure annunciato un rimpasto di governo, trascurando di considerare che tra le nuove richieste dei manifestanti c’è quella delle sue dimissioni. Infine ha detto di aver «proposto al Parlamento una profonda ed esigente agenda sociale». «Chile despertó», il Cile si è svegliato, recita uno degli slogan più usati nei cortei: basteranno queste misure a riportarlo a dormire?
● Il cambio peso-dollaro, già in genere instabile, in questi giorni lo è ancora di più in attesa della vittoria (prevista) dei peronisti: molti cittadini fanno la fila davanti alle banche
«Via il coprifuoco»
Dopo la manifestazione fiume, la svolta del presidente che ha annunciato da oggi la fine dello stato di emergenza