Corriere della Sera

Piñera prova a placare il milione in piazza «Cambio il governo»

- Alessandra Muglia

Un milione in piazza a Santiago del Cile: quella di ieri è la protesta più grande della storia del Paese

● Ieri il presidente conservato­re Sebastian Piñera (foto) ha annunciato la fine dello stato di emergenza e del coprifuoco, e un prossimo rimpasto di governo

Non soltanto bandiere, striscioni, mestoli e padelle per fare rumore e farsi sentire. C’erano anche migliaia di chitarre in piazza a far vibrare le note di Víctor Jara. Il cantautore del «diritto di vivere in pace», assassinat­o nei primi giorni della dittatura di Pinochet, è diventato una figura simbolo della protesta di massa che sta scuotendo il Cile. I suoi brani hanno risuonato di fronte alla Biblioteca Nacional, nella Alameda, la principale arteria di Santiago, nella più grande mobilitazi­one della storia del Paese. Se nel 1988, un milione di cileni scesero in strada contro Pinochet, 31 anni dopo sono stati almeno 200mila in più, a sfilare pacificame­nte per le vie della capitale, contro il presidente Piñera, per chiedere un Cile diverso.

La chiamata è circolata sui social con l’hashtag #lamarchama­sgrande e la risposta è stata oceanica. Tantissimi i giovani, gli studenti, ma anche anziani, coppie con bambini. Molti vestiti con la maglia rossa della nazionale di calcio, la bandiera cilena intorno al collo, i suoi colori dipinti in faccia. A urlare «dignità», contro il continuo aumento del costo della vita e gli abusi che hanno reso il Cile uno dei Paesi più diseguali al mondo: qui il 50% delle famiglie ha accesso al 2 % della ricchezza del Paese, il 10% ne possiede il 66% e l’1% più ricco il 26,5% (dati Cepal).

Disuguagli­anze esasperate, create dal modello economico neoliberal­e ereditato dalla dittatura militare e poi difeso, con correzioni cosmetiche, sia dai governi di destra e che da quelli di sinistra che si sono succeduti dopo il 1990 con il ritorno della democrazia. Un modello incentrato sulla privatizza­zione di salute, istruzione e pensioni.

Il passo indietro di Piñera sul rincaro del prezzo del biglietto che aveva fatto da miccia all’esplosione della protesta due settimane fa, non è bastato nei giorni scorsi a sedare gli animi, tanto meno è servito a scoraggiar­e la partecipaz­ione l’esercito in strada, il coprifuoco e lo stato di emergenza, perché «siamo in guerra», aveva detto.

Dopo la manifestaz­ione fiume di venerdì, Piñera ha cambiato tono: «La marcia massiccia, gioiosa e pacifica di oggi, dove i cileni chiedono un Cile più giusto e solidale, apre grandi strade di futuro e speranza. Tutti siamo cambiati. Con l’unità e l’aiuto di Dio, percorrere­mo questa strada verso un Cile migliore per tutti» ha twittato. Poi in una conferenza stampa ha ammesso errori, promesso la fine del coprifuoco e delle misure di emergenza, e pure annunciato un rimpasto di governo, trascurand­o di considerar­e che tra le nuove richieste dei manifestan­ti c’è quella delle sue dimissioni. Infine ha detto di aver «proposto al Parlamento una profonda ed esigente agenda sociale». «Chile despertó», il Cile si è svegliato, recita uno degli slogan più usati nei cortei: basteranno queste misure a riportarlo a dormire?

● Il cambio peso-dollaro, già in genere instabile, in questi giorni lo è ancora di più in attesa della vittoria (prevista) dei peronisti: molti cittadini fanno la fila davanti alle banche

«Via il coprifuoco»

Dopo la manifestaz­ione fiume, la svolta del presidente che ha annunciato da oggi la fine dello stato di emergenza

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La «Marcha»
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● Oggi si vota in Argentina per cambiare il governo: favorito è il candidato peronista Alberto Fernández (foto), che corre in ticket con l’ex presidente­ssa Cristina Kirchner
L’elezione ● Oggi si vota in Argentina per cambiare il governo: favorito è il candidato peronista Alberto Fernández (foto), che corre in ticket con l’ex presidente­ssa Cristina Kirchner

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