Al mercato dei dollari tra le ragazze del cambio Così vota l’argentina
BUENOS AIRES Camila è «piantata» su calle Florida, angolo Tucumán. «Cambio, cambio, cambio…». Una cantilena bassa ma chiarissima che si snoda per il «microcentro» pedonale di Buenos Aires, una volta il cuore degli affari argentini, oggi un percorso dissestato tra sgraziati negozi di elettronica e vetrine di magneti di Mafalda per turisti. Se c’è bisogno di comprare dollari, fuori dal circuito regolamentato delle banche, qui si può fare a cielo aperto. «Arbolitos», li chiamano, «alberelli», per lo più giovani uomini in camicia e faccia abbronzata. Di recente — ed è una novità — anche ragazze procaci come Camila.
Un dollaro vale 65 pesos, a comprarlo però ce ne vogliono 80, spiega. Sono i prezzi di ieri, cari ma contenuti: domani potrebbero già esplodere in maniera imprevedibile se i peronisti, come tutto indica, dovessero vincere già al primo turno le presidenziali di oggi.
Mesi di debolezza poi alle «prove generali delle elezioni» di agosto un tonfo del 25 per cento sul dollaro, in reazione al successo netto del ticket Alberto Fernández/cristina Kirchner: il peso è chiaramente malato. E la prima reazione degli argentini, da sempre, è fare incetta di valuta statunitense. Il governo del quasi-liberista Mauricio Macri si è visto costretto a fissare dei limiti: diecimila dollari al mese. Si racconta di stranieri assoldati per mille pesos (15 euro) per fare la fila allo sportello e prelevare per conto di qualcuno che ha sforato il tetto. O anche per conto dei boss degli «alberelli», che hanno bisogno di procacciarsi biglietti.
Quando tentiamo di comprare dollari con Camila, la ragazza ci conduce davanti a un negozio completamente tappezzato dalla pubblicità di uno sconosciuto marchio di vestiti. Lo apre con una chiave; all’interno, mensole di magliette e stand di abiti economici, il pannello di un viaggio turistico in Perù nasconde uno vero e proprio sportello di cambio: «Tagli da 50 finiti, ce ne sono da 100». Camila suggerisce di tornare perché il rifornimento è costante. Colombiana, racconta, 28 anni, laureata in psicologia, un gilet a quadri aperto, un tatuaggio e un rosario tra i seni, dice di fare questo lavoro «per arrotondare» e chiede di essere fotografata da lontano: «I miei capi sono qui attorno e mi controllano».
Tutti sanno, qualcuno certamente domani, all’apertura dei mercati, dovrà trarne conseguenze. Circola la voce che le banche resteranno chiuse, nel timore di assalti. E si valuta l’introduzione immediata di un regime cambiario sdoppiato: un dollaro per gli scambi commerciali del valore di 60 pesos, uno per il turismo e il risparmio verso gli 80. E incrociare le dita.
La paura per domani Circola la voce che le banche resteranno chiuse, nel timore di assalti: il cambio del peso potrebbe «esplodere»