Corriere della Sera

«L’armistizio e la felicità per la signora Olga»

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La sera dell’8 settembre 1943 la ricordo bene. Avevo sei anni. L’annuncio dell’armistizio, l’agitazione di mia madre, di mia nonna e di tutti i parenti riuniti nel giardino della nostra casa di Polcenigo (Pn). Cercavano di capire. Poco più tardi arrivarono anche i signori Levi, cosa mai successa. Erano molto riservati. Io frequentav­o la loro villetta. La signora Olga mi insegnò a leggere con libri illustrati, il Corriere dei Piccoli e Topolino, e scrivevo, ma solo in stampatell­o. Quella sera, però, piangeva e io non capivo il perché, ma non osavo chiedere. Quando fummo soli, chiesi a mamma e a nonna il perché di quel pianto. Loro mi risposero «perché sono ebrei». Forse non capii e mi addormenta­i. Passò del tempo, vi furono tanti eventi di guerra. Un giorno vidi passare un autocarro con dei militari tedeschi e italiani. Un parente mi disse «portano via gli ebrei». Capii e corsi a casa guardando la villetta che era tutta chiusa. La nonna e la mamma mi dissero che i signori Levi erano andati a Venezia, ma di non dirlo a nessuno. Non lo dissi a nessuno e mi sentii adulto. Quando tornarono a guerra finita, la signora Olga mi chiese se avevo imparato a scrivere anche in corsivo. Sono certo che arrossii, sorrisi e feci sì col capo. Io ero solo felice che lei fosse viva.

Giuseppe Giorgio Mariani, Milano

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