Da Giorgione al Veronese La «festa mobile dell’arte» dove i geni della provincia conquistarono le botteghe Confronti
● Il percorso in Galleria d’arte Moderna presenta, con più di 50 opere, la produzione artistica del Pordenone in un dialogo sia con i suoi precursori sia con i maggiori contemporanei del Rinascimento come Giorgione, Romanino, Parmigianino, Sebastiano del Piombo, Moretto, Lorenzo Lotto, Correggio, sia con i suoi allievi o seguaci quali Licinio e Jacopo Bassano
La Venezia del Cinquecento? Come la Parigi degli «anni folli» (19181933): una Festa mobile, avrebbe detto Ernest Hemingway. Cosmopolita, libertina e liberale (Aldo Manuzio, principe degli editori, la trasforma in «Repubblica delle lettere»), la Serenissima del XVI secolo è all’apice della sua leggenda. «Di tutto – e sia qual si voglia – se ne trova abbondantemente», scrive Marin Sanudo nei Diari (1533). A farne la signora del Mediterraneo, uno smisurato potere economico, mercantile, diplomatico. Unito a un’irrefrenabile joie de vivre.
E a una viscerale vocazione alla bellezza, tradotta in un gettito continuo di committenze, pubbliche e private. Una vera e propria febbre che, per singoli ritratti, pale d’altare, cicli di quei grandiosi teleri che, causa le particolari condizioni di umidità, in Laguna fanno le veci dell’affresco, mette in gara dogi, patrizi, mercanti, confraternite laiche, ordini religiosi.
Giardino di delizie per mercanti e finanzieri, cortigiane e avventurieri, Venezia è anche