Corriere della Sera

L’erosione dei consensi è iniziata cinque anni fa

La percezione che la sinistra non garantisca più protezione sociale. La Lega cavalca la crisi

- Di Nando Pagnoncell­i

Il lento declino dei consensi alla sinistra nella regione Umbria è iniziato cinque anni fa. E la Lega ha cavalcato la crisi.

Gli eclatanti risultati delle elezioni umbre non rappresent­ano un fulmine a ciel sereno, ma sono la risultante di un processo di cambiament­o che ha investito la regione e non solo.

I dati ci indicano che, nelle elezioni regionali, l’area di centrosini­stra mantiene sino al 2010 — sia pur con qualche scricchiol­io — una sua consistenz­a sostanzial­mente stabile, addirittur­a a partire dalle prime consultazi­oni del 1970. Infatti se, sia pure un po’ arbitraria­mente, sommiamo le forze che allora potevano essere attribuite all’area della sinistra (Pci, Psi, Psiup, Psdi) troviamo a loro favore il 60% e oltre dei voti validi. Dopo la scomparsa di queste forze il centrosini­stra e la sinistra (Pds, Rifondazio­ne, Ulivo, Pd) ottengono insieme tra il 58 e il 63% dei voti validi nelle elezioni che vanno dal 1995 al 2010. Dati simili si trovano specularme­nte — e anche qui un po’ arbitraria­mente — per il centrodest­ra. La prima incrinatur­a seria di questa egemonia si registra alle regionali di cinque anni fa, dove la coalizione di centrosini­stra cede oltre 15 punti rispetto alle elezioni precedenti, con i 5 Stelle che ottengono un risultato doppio rispetto a quello di domenica scorsa e la Lega che diventa il primo partito del centrodest­ra.

Oggi il dato vede un’ulteriore contrazion­e del centrosini­stra, che perde complessiv­amente circa 7 punti, il dimezzamen­to del Movimento 5 Stelle rispetto alle regionali precedenti (ma in calo di 20 punti rispetto al risultato delle politiche 2018), il grande balzo in avanti della Lega e il

Tra il 2007 e il 2017 la recessione in Umbria è stata il triplo dell’italia (complice il terremoto)

quasi raddoppio di Fratelli d’italia.

Le ragioni di questo profondo cambiament­o sono riconducib­ili a due aspetti tra loro collegati. Il primo è un aspetto culturale, che come tale non riguarda solo l’umbria, cioè la crisi del modello delle regioni rosse, quel circuito che teneva insieme partito, amministra­zioni, cooperativ­e. E gli scandali legati alla sanità umbra hanno dato un contributo importante a questa percezione.

Tuttavia, la crisi di quel sistema non è solo il prodotto di un cambiament­o culturale, per quanto rilevante. Il modello, infatti, non riesce più a rispondere alle richieste di sviluppo e di protezione sociale

Le ragioni culturali Il circuito che lega partito, cooperativ­e e amministra­zioni è entrato in crisi

che lo hanno reso vincente. I dati Istat ci dicono che il Pil umbro è quello che ha visto una delle maggiori contrazion­i negli anni della crisi, battuto solo dal Molise. Tra il 2007 e il 2017 l’italia ha perso il 5,2%, l’umbria il 15,6%, anche a causa degli effetti del terremoto (non a caso anche le Marche segnano una contrazion­e dell’11,6%). Qui sta appunto parte importante della spiegazion­e: la sinistra non sembra riuscire a continuare a garantire la protezione sociale ai cittadini colpiti dalla crisi, mentre la Lega ne fa il proprio cavallo di battaglia. È un tema che riguarda anche le altre regioni che vanno al voto, pur se le loro condizioni economiche sono molto diverse e meno acute le difficoltà. Ma anche per il centrosini­stra di Emilia e Toscana — gli altri due «bastioni» delle regioni rosse — la capacità di rispondere a queste attese diventa centrale.

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