Telefonate, pub, pusher I misteri di Anastasiya
Roma, le telefonate due giorni prima dell’omicidio del fidanzato. Il giallo dei soldi spariti dallo zainetto
Anastasiya, oggi, dovrà dire la verità. Quale il suo vero ruolo sulla scena del delitto di Luca? Che fine ha fatto il secondo zainetto marrone che aveva sulle spalle? Rischia Anastasiya, e davanti ai pm si presenterà con l’avvocato.
Anastasiya Kylemnyk, fidanzata di Luca Sacchi, ucciso mercoledì davanti a un pub di Roma, figura chiave in questa vicenda, viene interrogata oggi in Procura come testimone. In questa veste non può mentire o rischia di essere indagata per false dichiarazioni. Ma se confermerà che quella notte aveva partecipato a una compravendita di droga, finirà comunque sotto inchiesta. Un vicolo cieco per la 25enne ucraina che a piazzale Clodio dovrà chiarire tanti dubbi, a partire dalla dinamica dell’aggressione. Una testimonianza finora inedita, riportata nell’ordinanza di convalida dell’arresto dei due killer Valerio Del Grosso e Paolo Pirino, smentisce la sua versione dei fatti, tanto da far pensare a un’azione premeditata. Del Grosso, anziché rispondere alla reazione di Sacchi nella tentata rapina, sarebbe sceso dall'auto già deciso a sparare.
La pistola in pugno
Il teste in questione si chiama Christian Firmino Macchia. Come riporta il gip Corrado Cappiello, la sera di mercoledì scorso il giovane si trovava davanti al distributore di sigarette vicino al «John Cabot Pub»: «La sua attenzione viene attirata da alcuni schiamazzi; quindi nota una persona vicino a una Smart bianca modello four four con luci e motore acceso che cammina verso via Bartoloni con un braccio teso lungo il corpo, come se impugnasse qualcosa; giunto all’altezza dell’incrocio questi alza il braccio e subito dopo si sente un forte fragore e un lampo di luce provenire dalle mani del ragazzo, il quale subito dopo ritorna verso la vettura, allontanandosi». Dunque la pistola sarebbe stata estratta da Del Grosso prima dell’aggressione raccontata da Nastia (nickname della ragazza sui social). La ragazza sostiene invece che Pirino provò a strapparle la borsa, colpendola con una mazza. Luca la difese sferrando un pugno, ma poi fu ucciso dal complice.
I soldi nello zaino
«Nessuna storia di droga», ha sempre assicurato Nastia. Ma i tabulati telefonici la inchioderebbero, peraltro retrodatando di almeno due giorni l’inizio della trattativa per l’acquisto di circa quattro etti di marijuana. La baby sitter contatta in prima persona i due pusher di San Basilio, che poi mandano sul posto un loro emissario per controllare che lei disponga davvero della cifra necessaria all’affare. In questo scenario, che cancella l’ipotesi dell’acquisto di erba per uso personale, la fidanzata di Luca sembra muoversi con disinvoltura e sangue freddo. Il mediatore dei pusher, Simone Piromalli, racconta come la 25enne gli lasci in visione lo zaino con le «due mazzette da 20 e 50 euro (l’ammontare esatto della cifra, forse superiore ai 2mila, euro, è ancora da accertare, ndr) e poi lo riprende in attesa della consegna. Nastia inoltre non lo lascia subito a Del Grosso e Pirino che non hanno la droga con loro, ma li rimanda a un secondo momento per completare lo scambio che sfocerà invece nell’omicidio.
I quattro acquirenti
Luca e Anastasiya non erano da soli. Lo stesso Piromalli colloca per la prima volta sulla scena i quattro aspiranti acquirenti: «Una ragazza (la 25enne ucraina) e tre ragazzi». Uno di questi sembrerebbe essere lo stesso Sacchi. Un altro testimone, Domenico Costanzo Marino Munoz, amico di Luca, conferma le parole della ragazza sull’aggressione ma identifica il pregiudicato per reati di droga Giovanni Princi, «amico intimo di Luca», come uno di quelli presenti sul posto (ma all’interno del pub).
Uno dei testimoni Ho visto un ragazzo camminare con il braccio teso lungo il corpo, poi lo ha alzato e ha sparato
Il giallo dei due zaini
Il ruolo di Anastasiya si va ridefinendo. Una delle ipotesi è che abbia recitato la parte dell’insospettabile corriere con i soldi nascosti nel suo zainetto. Luca ne era a conoscenza? Ne avevano parlato? Lo faceva abitualmente? E poi: cosa c’era e che fine ha fatto il secondo zainetto che un residente di via Teodoro Mommsen — lo stesso che dalla finestra del bagno di casa l’ha notata arrivare dove il fidanzato era caduto almeno un minuto dopo lo sparo — le ha visto sulle spalle mentre tentava di soccorrere Luca? Punti cruciali sui quali il pm Nadia Plastina, l’aggiunto Nunzia D’elia e il procuratore reggente Michele Prestipino hanno delegato ampi accertamenti, ai quali però Nastia può fornire già oggi le prime risposte.