Corriere della Sera

Brancolano nel buio

- Di Massimo Gramellini

La verità non ha fretta, ma noi sì. Siamo diventati curiosi a tempo determinat­o. Appena irrompe uno scandalo, o un fattaccio di cronaca, smaniamo dalla voglia che ci dicano come è andata, purché ce lo dicano subito. Altrimenti non ci interessa più. L’ultimo caso è il ragazzo ucciso a Roma con un colpo di pistola alla testa. La notizia ci ha trovati con lo smartphone innescato, pronti a rilasciare patenti istantanee di cattiveria e di bontà. Ma la fidanzata della vittima ha complicato le cose. Nelle prime ore Anastasiya era buona, buonissima: una specie di statua della Pietà che solleva da terra la testa sanguinant­e del suo uomo. Poi si è saputo che forse era lì per comperare la droga. E poi ancora che forse non stava accanto a lui quando gli hanno sparato. Così, con la stessa rapidità, è montata l’onda emotiva contraria. La santa si è trasformat­a in balorda e poco ci è mancato che la sua fama negativa oscurasse quella dell’assassino. Bisognereb­be sospendere il giudizio fino al processo, quando il quadro sarà più chiaro, o comunque accertato. Ma è un auspicio patetico, perché già tra qualche giorno la finestra dell’attenzione si chiuderà e di Anastasiya non importerà più niente a nessuno.

Ho nostalgia di quei vecchi articoli dove si scriveva: «Gli inquirenti brancolano nel buio». Adesso ogni cosa deve essere illuminata fin dal suo apparire. E pazienza se la luce è quella di un fuoco d’artificio che abbaglia e fa rumore solo per un attimo.

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