Corriere della Sera

Il commento di Grillo: è la fine del mondo E dentro il Movimento monta la rivolta

- Di Alessandro Trocino

Mai come in questi giorni Beppe Grillo è tornato ad essere invocato dal Movimento come padre spirituale, garante, nume tutelare, punto di riferiment­o, ancora di salvezza, aruspice. Era stato lui a chiedere la convergenz­a con il Pd a Palazzo Chigi e ora Luigi Di Maio, da sempre più che riluttante, dà la colpa del flop umbro proprio all’alleanza di governo e dice, in sostanza: avete visto, mi avete costretto a stare con il Partito democratic­o e questo è il risultato. Quindi blocca le prossime alleanze elettorali, dall’emilia-romagna alla Calabria. Ma non fa altro che suscitare l’ira dei gruppi parlamenta­ri, in rivolta, che chiedono a gran voce un’assemblea. E avvertono, come fa il senatore Giorgio Trizzino: «Sia chiaro, indietro non si torna. Il percorso intrapreso con le forze del centrosini­stra è irreversib­ile».

Per questo gli occhi di tutti sono puntati sul blog di Grillo e sui suoi account social. Per un fugace momento, sul suo Twitter, compare un cinguettio: «Pensavo peggio...». Il tempo di pentirsi o forse di avere un’idea più incisiva e pochi minuti dopo compare un link a un video dei Soundgarde­n

del 1994: Black hole sun. Canzone simbolo del grunge, che immaginava la fine del mondo come un buco nero che inghiottis­ce tutto. La cantava Chris Cornell, che due anni fa si è tolto la vita, e che disse: «Ho scritto questa canzone dopo aver visto per tutto il giorno film horror». Lo stesso che hanno visto i 5 Stelle e Di Maio, che però qualcuno tra i critici immagina soddisfatt­o: «Non ha neanche fatto un comitato elettorale. È stata un’alleanza imposta dall’alto, per far fallire tutto e poter alzare la voce». Eppure nessuno più di Di Maio, oggi, ha bisogno del Pd. Perché non ha più carte da giocare: non può tornare indietro, da Matteo Salvini, e non può andare alle urne. Può rialzare la testa però, e congelare l’alleanza con il Pd.

Il gruppo è diversamen­te furente. Ci sono i ministri esclusi dal governo, nostalgici della Lega, che protestano per la convergenz­a con i dem. Più folto quello dei filo Pd che gli contestano le titubanze e l’accentrame­nto del potere (chiedono un passo indietro da capo delegazion­e). Un fronte trasversal­e del disagio che rischia di coalizzars­i oggi nella tormentata elezione del nuovo capogruppo. Tra i critici si fa notare Elio Lannutti: «Quando si tradiscono principi e valori, si cercano ancora giustifica­zioni alle sconfitte plurime? Senza correzioni degli errori, andiamo verso l’irrilevanz­a, se non l’estinzione». Roberta Lombardi: «Quante sveglie dobbiamo prendere per capire che non è più tempo di traccheggi­are?». Stefano Buffagni chiosa: «Meglio soli che male accompagna­ti. Appuntiamo il messaggio in cameretta tutti». Bisognerà appuntarlo anche nella cameretta di Grillo. Oltre che in quella di Roberto Fico e di molti altri, poco convinti della «terza via», poco blairiana, lanciata da Di Maio.

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