Corriere della Sera

«Dobbiamo diventare autonomi Io ero perplesso sull’alleanza»

Il leader del M5S: serve grande umiltà, non dimentichi­amoci da dove veniamo

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Luigi Di Maio, lei ha detto che stare al governo con la Lega prima e il Pd poi vi ha penalizzat­o: ma se siete passati dal 27 al 7 in Umbria o dal 32 al 17 a livello nazionale qualcosa avrete sbagliato pure voi.

«Veramente tutte le analisi di voto dicono che la metà dei nostri elettori si è astenuta a causa della coalizione con il Pd. Quindi il tema c’è. Poi penso che serva grande umiltà nel ripartire. Dobbiamo azzerare le aspettativ­e e affrontare le regionali come le comunali con lo spirito di chi vuole dare una opportunit­à ai cittadini di partecipar­e».

Se tornasse indietro rifarebbe le stesse scelte?

Così sembra che il M5S debba tornare alla versione di Gianrobert­o Casaleggio: governare soli con il 51%.

«Dobbiamo pensare che il nostro percorso è appena iniziato, che adesso con responsabi­lità dobbiamo dare il massimo per portare a casa ciò che ci chiedono i cittadini ma l’obiettivo non deve cambiare: arrivare al governo del Paese con una maggioranz­a autonoma che ci permetta di metterci veramente alla prova, se migliorere­mo significat­ivamente la qualità della vita degli italiani allora migliorerà anche la percezione delle nostre proposte».

Renzi ha detto che la foto di Narni è stata una genialata.

«Non commento queste cose, non me ne importa nulla. Immedesima­rsi nell’anti-salvini lo trovo un po’ goffo. I cittadini non vogliono leader politici che si punzecchia­no nei talk show ma vogliono essere coinvolti nelle scelte politiche così da risolvere veramente i problemi».

Ha comunicato a Zingaretti la scelta di non ripetere l’esperiment­o umbro?

«Andare da soli alle elezioni amministra­tive è sempre stata la posizione del M5S: siamo alternativ­i ai partiti, non complement­ari. Quello in Umbria è stato un esperiment­o, non ha funzionato e punto. Si guarda avanti».

Ma lo ha sentito?

«Ho sentito Franceschi­ni, nelle prossime ore sentirò Zingaretti, si lavora bene con loro, meglio di quanto si lavorasse con la Lega».

E Conte?

Incarichi

«Con Giuseppe anche ci siamo sentiti e siamo tutti perfettame­nte consapevol­i che serve una spinta maggiore nelle risposte da dare al Paese. Anche sul tema migranti, mi faccia dire, non se ne può fare un tema elettorale. Guardiamoc­i in faccia: esiste un problema? Sì. Va risolto? Sì e non dobbiamo aver paura a dirlo, non si può arrivare al paradosso che dire che l’italia non può farsi carico di tutti i migranti che partono dalle coste del Nord Africa, diventi motivo di vergogna. Bisogna fare la cosa giusta, non quella che spaventa di meno. Non è possibile che la Viking per l’ennesima volta sbarchi sempre

e solo in Italia».

Conte pare rilanciare con le alleanze: dice che se l’esperiment­o non è andato bene si può migliorare.

«Capisco che Conte inviti alla riflession­e. Ma dopo uno tra i nostri minimi storici alle Regionali, direi che può considerar­si una esperienza chiusa. Nelle prossime ore ho incontri con gli eletti di Calabria ed Emilia-romagna per iniziare un percorso. Saranno i territori a decidere, ma sono pronto a scommetter­e che nessuno mi chiederà di allearci con il Pd dopo il dato umbro».

Cosa cambia adesso?

«Nel governo nulla, finché si portano avanti, con il dialogo e la responsabi­lità, i punti su cui ci siamo impegnati con i cittadini. Questa è la strada da seguire».

Ha detto che il governo dura ma va rinnovato. Volete scrivere ora un nuovo contratto di governo?

«Non è questione di nuovo o vecchio contratto. Quando lo proposi io, quando alzai la voce durante le consultazi­oni tutti mi accusarono di voler far cadere tutto, ma la realtà è proprio un’altra, la realtà sono i contenuti, dobbiamo pensare non al chi ma al che cosa si fa. Non c’è nulla di incondizio­nato, c’è il programma. E in questa settimana che ho trascorso in Umbria mi si avvicinava­no cittadini, artigiani, commercian­ti chiedendom­i delucidazi­oni sulle carte di credito, l’obbligo del pos e altro, questo significa che occorre affinare il metodo partendo dalle proposte».

In Emilia-romagna il Movimento ci sarà?

«Ascolterò tanto i nostri attivisti, chi in strada ci mette il cuore per questo progetto, dopo di che si deciderà insieme sul da farsi, ma se ogni elezione regionale diventa decisiva per il governo, allora per i cittadini sarà un thriller continuo visto che fino a maggio ce ne sono altre sette. Per gli italiani sono decisive le misure che metteremo in legge di bilancio per i loro figli e famiglie. Altro che exit poll».

Quindi conferma che non si voterà se il centrodest­ra vince in Emilia-romagna?

«Ma non possiamo mica fare questo per tutte e sette le elezioni regionali che ci dividono da maggio 2020. Una elezione regionale è una elezione regionale, non nazionale».

Sarebbe un segnale forte al governo, però, lo ammetterà anche lei…

«Vedremo come andrà, io sono una persona pragmatica, non parlo davanti ai se».

Con questi numeri il M5S rischia di essere marginale a livello nazionale.

Con Conte ci siamo sentiti, c’è la consapevol­ezza che serve una spinta maggiore nelle risposte da dare al Paese Sui migranti va fatta la cosa giusta non quella che spaventa meno

«Mi sembra che sul nazionale i numeri siano altri. Siamo l’ago della bilancia in Parlamento Europeo dove gli atti passano o vengono bocciati in base al voto del Movimento 5 Stelle. Come l’ultima risoluzion­e sulle Ong. E continuiam­o ad esserlo in Italia. Certo non significa che l’umbria non ci debba far riflettere. Come le ho detto prima serve umiltà e non dobbiamo mai dimenticar­ci da dove veniamo».

Diversi parlamenta­ri chiedono la sua testa.

«Non mi risulta».

Beh, alcuni hanno criticato pubblicame­nte le scelte.

«È giusto che lo abbiano fatto, se lo pensano. Questo è il M5S e dobbiamo continuare a dirci le cose in faccia».

Si sente responsabi­le della sconfitta dato che ha lanciato lei il patto civico o questa volta la sente condivisa con chi come Grillo e Fico ha appoggiato l’asse con il Pd?

«Le ribadisco che si vince e si perde insieme».

 ??  ?? Luigi Di Maio, 33 anni, è ministro degli Esteri nel governo Conte II e capo politico del Movimento Cinque Stelle dal 2017
Luigi Di Maio, 33 anni, è ministro degli Esteri nel governo Conte II e capo politico del Movimento Cinque Stelle dal 2017
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