Corriere della Sera

«Senza un comune sentire bisogna trarre le conseguenz­e». Renzi attacca: intesa sbagliata, lo avevo detto

- Monica Guerzoni

ROMA La botta è stata così forte da far tremare le poltrone di governo. Dal leader del Pd all’ultimo dei sottosegre­tari, passando per ministri e padri nobili, i dem sotto choc si interrogan­o. Reggerà l’alleanza che sostiene Conte? Mesi fa la riflession­e di Goffredo Bettini aprì la strada al governo e adesso l’ex parlamenta­re europeo è il primo a rimettere tutto in discussion­e. Descrive la coalizione come un campo «bombardato dalla conflittua­lità» e mette il Nazareno davanti alla scelta: «O si cambia registro, o si vota. La pazienza del più grande partito della sinistra non è infinita». Avvertimen­to rilanciato dal vicesegret­ario Andrea Orlando, che a sera sull’huffington Post chiede il congresso ed evoca le urne come «conseguenz­a» della débâcle umbra: «Se si va avanti così, sarà inevitabil­e che il Pd si ponga il tema

Il voto in Umbria 35,8 35 30 25 20

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di staccare la spina».

Dilemmi e ultimatum i cui echi sono arrivati a Palazzo Chigi, tanto che Conte ha parlato al telefono con Zingaretti. E anche se i rispettivi staff liquidano il colloquio come rapido e indolore, rimandando il confronto a un faccia a faccia, difficile pensare che alleanze e fiducia non siano stati al centro del dialogo. Zingaretti è preoccupat­o, a Facebook

Regionali 2019

ha affidato un post durissimo in cui sfida Di Maio a ripensare il drastico no a nuovi accordi, dall’emilia-romagna alla Calabria: «L’alleanza ha senso solo se vive nel comune sentire delle forze che ne fanno parte, altrimenti sarà meglio trarne le conseguenz­e». Addio governo? L’ultima parola Zingaretti non la pronuncia, ma dice che la paura di Salvini non può essere il collante, né «aspettare le nomine degli enti per occupare poltrone».

I dem non ne possono più delle liti, sono stanchi e allarmati per i continui cambi di umore di Di Maio. Per Zingaretti è «inaccettab­ile» che un giorno si approvi la manovra e il giorno dopo la si rimetta in discussion­e. «Non si può governare tra avversari e nemici», magari augurandos­i «la distruzion­e dell’altro». Il fuoco amico è partito, sospetti, accuse e recriminaz­ioni sono i proiettili. Il tesoriere Zanda incalza Di Maio: «Se vuole la crisi, lo dica». Ma forse ad accarezzar­la sono i dem, tanto che Guerini puntella Conte: «Il governo non è in discussion­e». Eppure Renzi rivendica di non aver messo la faccia sulla foto di Narni — definita «una genialata» — che per lui è il simbolo di «un accordo sbagliato». L’ex premier intona il ritornello «io lo avevo detto» e sbatte i suoi numeri in faccia a Zingaretti: «Quando ho lasciato la guida del Pd, governavam­o 17 regioni su 21, ora sono 7». Franceschi­ni però non cambia linea e boccia l’idea di andare divisi alle Regionali: «Non mi sembra particolar­mente acuta». Come lui la pensa il governator­e Stefano Bonaccini, che ha paura di perdere l’emilia-romagna e lancia appelli ai 5 Stelle e agli scissionis­ti di Italia viva. Fiato sprecato, per ora. I renziani rimasti (con il cuore) nel Pd addossano al segretario il peso di una rovinosa sconfitta. Dopo Marcucci, Anna Ascani sprona a «mettere da parte l’idea dell’alleanza struttural­e con il M5S». E Matteo Orfini prevede che, andando avanti con «alleanze innaturali», il Pd perderà ancora.

 ??  ?? Foto di gruppo Venerdì a Narni, per sostenere il candidato Vincenzo Bianconi (con il gilet), 47 anni, posano davanti ai fotografi (da sinistra) il segretario del Partito democratic­o Nicola Zingaretti, 54, il leader del Movimento 5 Stelle e ministro degli Esteri Luigi Di Maio, 33 anni, il premier Giuseppe Conte, 55 (e il ministro della Salute Roberto Speranza di Leu). «Questa coalizione ha un futuro», dice quel giorno Conte, che replica a chi fa notare l’assenza di Matteo Renzi: «Ci saranno altre occasioni»
Foto di gruppo Venerdì a Narni, per sostenere il candidato Vincenzo Bianconi (con il gilet), 47 anni, posano davanti ai fotografi (da sinistra) il segretario del Partito democratic­o Nicola Zingaretti, 54, il leader del Movimento 5 Stelle e ministro degli Esteri Luigi Di Maio, 33 anni, il premier Giuseppe Conte, 55 (e il ministro della Salute Roberto Speranza di Leu). «Questa coalizione ha un futuro», dice quel giorno Conte, che replica a chi fa notare l’assenza di Matteo Renzi: «Ci saranno altre occasioni»
 ?? L’analisi del voto in Umbria dopo la vittoria del centrodest­ra e le ricadute nazionali su partiti e governo ?? Su Corriere.it
L’analisi del voto in Umbria dopo la vittoria del centrodest­ra e le ricadute nazionali su partiti e governo Su Corriere.it

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