Corriere della Sera

«Era un voto di fiducia e hanno fallito Se vinciamo in Emilia elezioni inevitabil­i»

Meloni: gli italiani non vogliono l’esecutivo PD-M5S

- Di Paola Di Caro

ROMA La vittoria è così travolgent­e — la sua, quella del centrodest­ra — che dovrebbe portare ad una «valutazion­e» sull’esecutivo anche il capo dello Stato: «Ci era stato detto che questo governo doveva nascere per impedire l’aumento dell’iva, tagliare le tasse, dare stabilità; tutte cose ben lontane dal divenire, come sanno gli italiani che elezione dopo elezione continuano a scegliere il centrodest­ra». E Giorgia Meloni, dall’alto del 10,4% conquistat­o in Umbria, avverte: «Paradossal­mente più restano in sella e più calano, ma a noi non interessa il tanto peggio, tanto meglio. Noi abbiamo il diritto-dovere di mettere in campo un progetto coeso e alternativ­o per governare».

Oggi non sembrano vicine le urne, ma se a gennaio in Emilia-romagna doveste di nuovo vincere voi?

«Se nella regione rossa per eccellenza, dove nemmeno possono invocare gli alibi della caduta della giunta come in Umbria, dovessero perdere, beh il dato sarebbe insormonta­bile per tutti».

Anche per Mattarella, intende?

«Non posso essere io a dare consigli al capo dello Stato, dico però che oggi una riflession­e sarebbe naturale».

Su cosa?

«Questo governo fa una manovra scandalosa, fa cassa col gettito, spende 14-16 miliardi in deficit e solo 700 milioni per investimen­ti pur di finanziare le proprie marchette elettorali come il reddito di cittadinan­za o il bonus ai diciottenn­i, mira ad eleggere il prossimo capo dello Stato inviso agli italiani quanto loro, mentre noi pretendiam­o che sia votata la nostra proposta di legge di iniziativa popolare per l’elezione diretta. Non solo: sempre più ombre si addensano sul premier, come dimostra la vicenda svelata dal Financial Times, della quale domani al question time alla Camera con il ministro Di Maio chiederemo conto. E tutto mentre gli italiani non sanno più come urlare che non li vogliono...».

Ma l’umbria è l’italia?

«Secondo le parole vergognose di Conte non rappresent­erebbe nulla, solo il 2%. E lo dice lui che legittima la piattaform­a Rousseau, sulla quale hanno votato in 60mila. La verità è che sull’umbria hanno messo un voto di fiducia con la foto di gruppo di Narni, e l’hanno perso clamorosam­ente».

Avete stravinto voi. Si è chiesta perché?

«Premiano il centrodest­ra perché è unito e credibile».

O perché è estremo, sovranista, e dà rifugio alle paure?

«Proprio l’umbria dà la risposta: se il 50% degli elettori di una regione da sempre rossa — di tutte le età, i ceti, le esperienze politiche pregresse — votano per Lega e FDI, forse non siamo così spaventosi come raccontano. Io parlo più di infrastrut­ture che di immigrazio­ne, di famiglie, turismo, piccola impresa, artigianat­o. Di cose reali, quelle che interessan­o le persone».

Per questo siete premiati?

«E perché siamo seri. Perché non promettiam­o l’impossibil­e e quello che diciamo facciamo. Per una classe dirigente capace, onesta. E perché siamo sempre coerenti: sanno di potersi fidare».

Siete il secondo partito della coalizione: cambiano i rapporti di forza interni?

«L’obiettivo deve essere quello di vincere ogni regione e comune, ed essere pronti per il voto. Dobbiamo subito scegliere i candidati per le Regionali, vedremo se Salvini confermerà la Borgonzoni in Emilia, noi indicherem­o i nostri nelle Marche, in Puglia e daremo il nostro contributo per la Toscana. La sfida è raccoglier­e il non voto di chi se ne è andato, anche da Forza Italia, dei delusi, della destra del M5S».

FI in continuo calo non comincia a preoccupar­vi? Rischiate di avere troppo scoperta l’area di centro?

«Spero che FI possa recuperare consensi, se cresciamo tutti cresce la coalizione, è possibile, io l’ho dimostrato con la Lega: loro sono aumentati, ma anche FDI. In ogni caso, noi nel tempo abbiamo allargato i nostri confini, non ci muoviamo solo sul terreno tradiziona­le della destra nazionale, prendiamo i voti anche da aree nuove perché parliamo a tutti. Non ci preoccupa nulla. Non abbiamo fianchi scoperti».

Paradossal­mente più restano in sella e più calano, ma a noi non interessa il tanto peggio, tanto meglio. Mettiamo in campo un progetto coeso

La crescita di FDI? Da tempo abbiamo allargato i nostri confini. Non ci muoviamo più solo sul terreno della destra, ci votano anche aree nuove

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Giorgia Meloni, 42 anni, deputata dal 2006, dal 2014 è la presidente di Fratelli d’italia, fondato nel 2012
Il partito Giorgia Meloni, 42 anni, deputata dal 2006, dal 2014 è la presidente di Fratelli d’italia, fondato nel 2012
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