Corriere della Sera

Le tracce nascoste dai killer «Non volevo colpirlo in testa, ho sbagliato con la pistola»

- F.fia R. Fr.

Anche i nuovi esami tossicolog­ici effettuati ieri durante l’autopsia hanno dato esito negativo sul presunto uso di sostanze stupefacen­ti da parte di Luca Sacchi. E il medico legale ha inoltre confermato che ad uccidere il personal trainer è stato un colpo di pistola esploso da distanza ravvicinat­a che lo ha colpito al tempia destra ed è uscito dalla fronte. La famiglia del 24enne ucciso all’appio Latino, che ha già preso le distanze dalla sua fidanzata ucraina, ha convocato per domani una conferenza stampa alla quale, oltre all’avvocato Armida Decina, parteciper­à il padre del ragazzo, Alfonso.

Dagli accertamen­ti di Squadra mobile e carabinier­i del

Nucleo investigat­ivo emerge intanto che la Smart dei killer era stata noleggiata da Pirino dieci giorni prima, riconsegna­ta 24 ore dopo il delitto «con un’evidente spaccatura sul paraurti anteriore (causata forse nella fuga, ndr) e sostituita con un’altra vettura dello stesso tipo e modello. Con quali soldi è stato finanziato un noleggio così lungo? Quali altri traffici doveva coprire quell’auto anonima? Interrogat­ivi che spingono il profilo dei killer lontano da quello di cani sciolti e ne collocano la caratura criminale all’interno di una struttura ben più organizzat­a. Gli altri oggetti ritrovati, grazie anche al racconto di Del Grosso, spiegano poi il tentativo dei due di nascondere le prove. Li riepiloga il gip: fra i cespugli di un parcheggio a Casal Monastero, dove abitano i killer, sono stati rinvenuti portatesse­re e portafogli con la patente di Anastasiya Kylemnyk. In un tombino invece un guanto in lattice blu, annodato, con un bossolo. In via di Tor Bella Monaca poi, fra le sterpaglie della rampa d’accesso al Raccordo anulare, lo zaino rosa della giovane (senza soldi).

In un campo vicino allo svincolo per la Centrale del Latte c’era la mazza da baseball nera usata per colpire la 25enne. Luoghi diversi che dimostrere­bbero una consuetudi­ne della coppia ad agire in questo modo per far sparire le tracce di un reato. Con il giudice che definisce «indiscutib­ile» la loro volontà di uccidere e Del Grosso che invece incolpa il rinculo della pistola. «Me l’ha fatto colpire alla testa», ha spiegato agli amici.

La fuga

Il cambio d’auto dopo l’omicidio e le prove disseminat­e in parti diverse della città

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