Corriere della Sera

COM’È CAMBIATA L’AMERICA DA ROOSEVELT A TRUMP

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Caro Aldo, data la mia età ero tra i ragazzini che festeggiav­ano, con le bandierine, gli americani che venivano a liberarci. Ci portavano la cioccolata e il boogie-boogie che ballavamo nelle piazze dei paesi che ci ospitavano come sfollati. Poi arrivarono i meraviglio­si film e il jazz. Ma oggi questi americani mi lasciano perplessa. Aiutano e armano Paesi contro altri finché fa loro comodo, poi sistematic­amente li abbandonan­o con le conseguenz­e che vediamo. Mi sembra sia successo diverse volte, da Saddam al presente col popolo curdo. Vorrei sapere cosa ne pensa, possiamo ancora fidarci della loro «protezione» o è il momento per l’europa di affrancars­i e di imparare a camminare con le proprie gambe? Wanda Sutti Vaj

GCara Wanda, razie per il suo ricordo. Non c’ero, ma ho raccolto decine di testimonia­nze di giovani italiani di fronte alle truppe americane. Molti non avevano mai visto un nero in vita loro. L’atmosfera generale era di sollievo, e non solo perché finiva la dura occupazion­e nazista. Quelle truppe erano l’avanguardi­a dell’america di Roosevelt: una nazione irrequieta, ottimista, che era uscita dalla Grande Depression­e con il lavoro, gli investimen­ti pubblici, e anche con il riarmo e la guerra vittoriosa contro Giappone e Germania. Certo, era stata una guerra spietata: a volte crudele, a volte ottusa. Alcuni bombardame­nti, a cominciare da quello di Cassino, si potevano e si dovevano evitare. Le città liberate erano anche affamate, e accadeva che i soldati americani barattasse­ro l’amore con le scatolette di carne. Va detto che non si macchiaron­o delle violenze tipiche degli eserciti di occupazion­e, che furono invece commesse dai tedeschi — non da tutti ovviamente — e dalle truppe marocchine, e in modo sistematic­o dai russi nella Germania vinta. Negli anni a venire, l’america diede — il piano Marshall — e prese: basi militari, influenza politica.

Oggi l’america di Trump abbandona i curdi dopo aver affidato loro la guerra all’isis: un errore politico madornale, solo parzialmen­te corretto con l’iniziativa del vicepresid­ente Pence e del segretario di Stato Pompeo. Una grande potenza non abbandona mai i suoi alleati; altrimenti nessuno se ne fiderà più, né — quel che è peggio —la temerà.

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