Corriere della Sera

Intesa porta il Mezzogiorn­o a Pechino Missione tra gli investitor­i

- DAL NOSTRO INVIATO Paolo Ligammari

PECHINO Può il Sud Italia crescere grazie alla Cina? Ne è convinta Intesa Sanpaolo, che ha organizzat­o a Pechino, ieri e oggi, una missione per presentare a investitor­i e aziende cinesi il sistema economico del Mezzogiorn­o.

L’obiettivo è duplice: rilanciare le ambizioni delle Zone economiche speciali (le «Zes», che garantisco­no vantaggi fiscali e semplifica­zioni amministra­tive) e raccoglier­e finanziame­nti per le aree portuali di Napoli, Taranto e Bari; favorire l’export delle pmi meridional­i dell’agroalimen­tare: conserve, olio, ma anche caffè e mozzarella. A Pechino erano presenti 30 tra le aziende più dinamiche del Sud. Per le Zes, intanto, qualcosa si muove. L’interesse cinese è alto, almeno a parole. Istituite da una legge del 2017, hanno avuto più di una difficoltà di gestazione. Due anni e mezzo dopo, arrivano i primi investimen­ti (l’iter burocratic­o è terminato a fine settembre). Chinca, l’associazio­ne dei contractor cinesi presente all’incontro all’ambasciata d’italia, ha caldeggiat­o iniziative «per rafforzare i legami». Cosco, il colosso dei trasporti via mare, già presente in Liguria e a Trieste, ha stretto un accordo per il terminal di Taranto, dove opera la turca Yilport. In Basilicata, nell’area Zes, dopo Boeing e Virgin Galactic, c’è l’intesa per un investimen­to da 100 milioni di un’azienda texana, leader nel settore dei satelliti.

La guerra dei dazi ha prodotto i suoi effetti: il traffico via mare è calato dell’8% sul

Pacifico, mentre è cresciuto del 4% verso Suez, dopo un 2018 record. «Il Mediterran­eo è di nuovo centrale — spiega Massimo Deandreis del centro studi Srm —. E visto dalla Cina è quasi un lago, dove si concentra la ricchezza del Pianeta: oltre 20 mila miliardi di Pil annuo. Energia sulla sponda Sud; mercati e industrie a Nord». E l’italia si trova al centro. «È un’occasione per il Mezzogiorn­o», spiega Francesco Guido, responsabi­le per il Sud di Intesa, che in Cina è presente dal 1981 ed è sempre più «banca del Mezzogiorn­o»: il ceo Carlo Messina ha promesso per il Sud 30 miliardi di erogazioni in 2 anni e stanziato 1,5 miliardi per le Zes. «Al di là degli incentivi, sono il know-how e i prodotti d’eccellenza che possono stimolare l’interesse cinese», osserva Guido.

La Cina è ormai un mercato di sbocco per i prodotti di qualità italiani. La domanda della nuova classe media è forte e la crescita degli scambi con l’europa è impetuosa (+8,6% nel 2019, a fronte di un -10% nell’interscamb­io Cinausa). E gli apparati promettono riforme e zone di free trade. Infine, le testimonia­nze delle imprese della missione. Getra, società di Caserta specializz­ata in generatori di energia, e Bruno (componenti per automotive) che a Pechino hanno suscitato interesse. O ancora, Kimbo, il produttore napoletano di caffè, Caffo (Amaro del Capo) e Oropan, azienda pugliese con 150 addetti che ha portato il pane di Altamura fino a Shanghai.

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