Intesa porta il Mezzogiorno a Pechino Missione tra gli investitori
PECHINO Può il Sud Italia crescere grazie alla Cina? Ne è convinta Intesa Sanpaolo, che ha organizzato a Pechino, ieri e oggi, una missione per presentare a investitori e aziende cinesi il sistema economico del Mezzogiorno.
L’obiettivo è duplice: rilanciare le ambizioni delle Zone economiche speciali (le «Zes», che garantiscono vantaggi fiscali e semplificazioni amministrative) e raccogliere finanziamenti per le aree portuali di Napoli, Taranto e Bari; favorire l’export delle pmi meridionali dell’agroalimentare: conserve, olio, ma anche caffè e mozzarella. A Pechino erano presenti 30 tra le aziende più dinamiche del Sud. Per le Zes, intanto, qualcosa si muove. L’interesse cinese è alto, almeno a parole. Istituite da una legge del 2017, hanno avuto più di una difficoltà di gestazione. Due anni e mezzo dopo, arrivano i primi investimenti (l’iter burocratico è terminato a fine settembre). Chinca, l’associazione dei contractor cinesi presente all’incontro all’ambasciata d’italia, ha caldeggiato iniziative «per rafforzare i legami». Cosco, il colosso dei trasporti via mare, già presente in Liguria e a Trieste, ha stretto un accordo per il terminal di Taranto, dove opera la turca Yilport. In Basilicata, nell’area Zes, dopo Boeing e Virgin Galactic, c’è l’intesa per un investimento da 100 milioni di un’azienda texana, leader nel settore dei satelliti.
La guerra dei dazi ha prodotto i suoi effetti: il traffico via mare è calato dell’8% sul
Pacifico, mentre è cresciuto del 4% verso Suez, dopo un 2018 record. «Il Mediterraneo è di nuovo centrale — spiega Massimo Deandreis del centro studi Srm —. E visto dalla Cina è quasi un lago, dove si concentra la ricchezza del Pianeta: oltre 20 mila miliardi di Pil annuo. Energia sulla sponda Sud; mercati e industrie a Nord». E l’italia si trova al centro. «È un’occasione per il Mezzogiorno», spiega Francesco Guido, responsabile per il Sud di Intesa, che in Cina è presente dal 1981 ed è sempre più «banca del Mezzogiorno»: il ceo Carlo Messina ha promesso per il Sud 30 miliardi di erogazioni in 2 anni e stanziato 1,5 miliardi per le Zes. «Al di là degli incentivi, sono il know-how e i prodotti d’eccellenza che possono stimolare l’interesse cinese», osserva Guido.
La Cina è ormai un mercato di sbocco per i prodotti di qualità italiani. La domanda della nuova classe media è forte e la crescita degli scambi con l’europa è impetuosa (+8,6% nel 2019, a fronte di un -10% nell’interscambio Cinausa). E gli apparati promettono riforme e zone di free trade. Infine, le testimonianze delle imprese della missione. Getra, società di Caserta specializzata in generatori di energia, e Bruno (componenti per automotive) che a Pechino hanno suscitato interesse. O ancora, Kimbo, il produttore napoletano di caffè, Caffo (Amaro del Capo) e Oropan, azienda pugliese con 150 addetti che ha portato il pane di Altamura fino a Shanghai.