Corriere della Sera

Impaurito e senz’anima, il Milan adesso si guarda le spalle

- Carlos Passerini

MILANO Male sì, così male no. Che questo Milan avesse limiti, tecnici e caratteria­li, era chiaro a tutti, già prima di partire. Così come a tutti era sembrato un tantino ambizioso l’obiettivo societario della qualificaz­ione Champions. Ma chi poteva immaginars­i che dopo 9 giornate, un quarto di campionato, il Diavolo dovesse addirittur­a guardarsi le spalle? Eppure il fantasma della serie B è lì. I 3 punti sulla zona salvezza e le 5 sconfitte schiantano ogni tentativo di difesa. La crisi rossonera è grave, gravissima. Soprattutt­o perché adesso è chiaro che il problema non era l’allenatore ma la squadra, che è peggio. La gestione tecnica è stata per due mesi un alibi per molti giocatori, che si sono nascosti dietro alle incomprens­ioni con Giampaolo e il suo calcio complesso, scaricando­gli addosso ogni colpa. Ma se con l’arrivo di Pioli la svolta non è arrivata, significa che la questione è diversa, è più profonda, più seria. Nessuno qui è senza colpe. Società e proprietà in primis. Ma questa squadra, che ha il quarto monte ingaggi della serie A, è sopravvalu­tata e senz’anima. Non bastano i nomi, né le valutazion­i choc, se poi in campo si entra molli e con la testa altrove. Innanzi tutto è ormai evidente che il Milan ha enormi lacune caratteria­li. Non sa gestire le partite, non le sa leggere. Manca un leader. Capitan Romagnoli non lo è, non abbastanza. Alla prima difficoltà la squadra crolla. È la paura della paura. E così non si va da nessuna parte. Pioli, che l’ha capito, ci sta lavorando. E ha inquadrato il tema: «Qua sembra che vincere, pareggiare o perdere non cambi nulla. E invece cambia tutto». Non è nemmeno questione di età, di giovani o non giovani: a Roma hanno fallito malamente Biglia come Leao, Suso come Paquetà. Dietro allo sprofondo rossonero non c’è però solo la testa. Pioli non è un mago, sta provando a normalizza­re il gioco, rendendolo più aderente alle caratteris­tiche, il problema è che errori anche basici stanno annullando ogni progresso. I 12 gol subiti in 6 partite sono una sentenza di colpevolez­za. È come dovere scalare sempre una montagna, ogni volta. I 9 gol segnati invece rappresent­ano il peggior dato degli ultimi 24 anni. I guai sono ovunque. Pioli progetta un rimpasto, Piatek è in vantaggio su Leao, Bennacer su Biglia. Prima del trittico della morte Lazio-juve-napoli, giovedì arriva la Spal. Uno scontro salvezza. Va chiamato col suo nome, sennò è peggio. Guardati le spalle, Diavolo, non è uno scherzo.

 ?? (Ansa) ?? Sfida
Stefano Pioli, 54 anni, un punto in 2 partite
(Ansa) Sfida Stefano Pioli, 54 anni, un punto in 2 partite

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy