Corriere della Sera

Identità, gioco, gol e affari in Europa L’atalanta guida i contropote­ri forti

Oltre ai bergamasch­i, volano Granada, Borussia e Leicester. Rodgers: «Non ci poniamo limiti»

- Paolo Tomaselli Michelange­lo Borrillo

La domanda non è se la classe media può vincere il campionato in Italia, Inghilterr­a, Spagna o Germania. Perché la risposta realistica­mente è negativa, come quella che ha dato domenica Gian Piero Gasperini, allenatore dell’atalanta simbolo e modello per tutta la borghesia del calcio europeo. La questione però non è meno interessan­te: di questo passo, a chi lo farà perdere?

Ed è un interrogat­ivo che si può tradurre in quattro lingue diverse: l’atalanta in A, il Leicester in Premier, il Granada nella Liga e il Borussia Monchengla­dbach in Bundesliga sono solo la punta di quell’iceberg che Maurizio Sarri aveva già avvistato all’orizzonte prima di perdere due punti a Lecce: «Tira un’aria nuova nel nostro campionato. Fino a qualche anno fa in serie A sul 3-0 era finita, ora vedi una mentalità da calcio inglese, squadre che vogliono giocare e ribaltano partite che sembravano segnate. Sta venendo fuori un bel segnale e spero si protragga fino alla fine».

Il segnale più vistoso è che tutti possono fare — o almeno provare a fare — punti contro tutti: lo stesso Lecce, il Parma che ha fermato l’inter a San Siro e la Spal che ha bloccato il Napoli sono la dimostrazi­one più recente di questo nuovo scenario. Le ultime tre in classifica hanno conquistat­o fin qui 18 punti ed è la quota più alta degli ultimi nove campionati: l’anno scorso ne avevano appena 10.

Se le piccole crescono, sono quelle che vogliono sedersi al tavolo dei grandi a trascinare i contropote­ri d’europa: l’atalanta in Champions, nonostante tre sconfitte su tre, ha dato una scossa che continua in campionato (dove ha il miglior attacco con 28 gol, più di 3 a partita di media) e che fatte le dovute proporzion­i è come quella del Leicester campione nel 2016. Proprio le Foxes sono tornate a sognare in grande: dopo i 9 gol da record al Southampto­n di venerdì scorso la squadra del rinato Vardy (già a quota 9 reti) è terza ad appena due punti dal City e a 8 dal Liverpool. Il Manchester United, che ha speso 90 milioni di euro per il difensore Maguire e finanziato così il rilancio del Leicester, ha ben 7 punti in meno dell’ex squadra di Ranieri, allenata ora da Brendan Rodgers. Che nel weekend ha dovuto rispondere alla stessa domanda di Gasperini sulle possibilit­à di scudetto e lo ha fatto in modo diverso: «Non mi pongo mai dei limiti».

Lo spirito è quello giusto perché non c’è nulla da perdere, il senso di appartenen­za è forte, l’identità del gruppo e anche del gioco sono ben riconoscib­ili: sono questi i segni particolar­i anche del neopromoss­o Granada, che grazie al rinvio di Barça-real si gode il primato dopo dieci giornate. Uno sfizio che è costato appena 7,5 milioni sul mercato estivo, grazie a un allenatore di 38 anni, Diego Martinez e a uno stile che ricorda quello dell’atletico di Simeone. Ma il Granada non è solo, perché in tre punti ci sono sette squadre e anche Real Sociedad, Siviglia e Villarreal rafforzano la sensazione che l’equilibrio sia molto di moda.

Sia in Spagna che in Germania (dove ci sono due squadre in meno) il distacco tra testa e coda è ridotto a 15 punti: su tutti i campi si può lasciare qualcosa per strada, se non si gioca al massimo. Questa è la lezione, soprattutt­o per chi si concentra sulla Champions: le favole come quella del Leicester sembrano irripetibi­li. Ma qualche incubo non si nega a nessuno. passata. «In quel caso mi hanno zittito tutti — sorride de Picciotto — sebbene l’intuizione fosse geniale: con il Bari non iscritto alla B, pensai che sarebbe stata un’opportunit­à creare una squadra regionale, con un bacino di utenza enorme e uno stadio, il San Nicola, centrale rispetto a tutta la regione. Il nome sarebbe stato Puglia: ma sia a Lecce che a Bari gli interlocut­ori a cui accennai il progetto mi zittirono in mezzo secondo».

Nell’italia dei campanili e delle forti rivalità calcistich­e, che equiparano la sconfitta dell’avversario alla vittoria della squadra del cuore, è sempliceme­nte impossibil­e. Per la fortuna dei tifosi del Lecce, passati in pochi mesi dalla sconfitta a Francavill­a Fontana al pareggio con la Juventus.

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