Corriere della Sera

Ferrari, lezione messicana: sotto accusa c’è il muretto

Errori di strategie, Rosse ancora battute dopo essere partite davanti. «Manca carico aerodinami­co»

- Daniele Sparisci

Battere le vertigini per volare davvero. Dalla lezione messicana la Ferrari raccoglie tanti appunti, non sarà facile memorizzar­li tutti prima del Gp degli Usa. Bisogna provarci, Mattia Binotto tiene alto il morale temendo che la terza vittoria sfumata di fila mandi in depression­e l’ambiente. Domenica si va ad Austin, su un circuito dove l’anno scorso Raikkonen salutò la compagnia con un trionfo prima di cedere il volante a Leclerc.

Lewis Hamilton prima di prendersi il sesto Mondiale in Texas (gli servono 4 punti) sarà oggi a New York, ospite al Nasdaq insieme a Toto Wolff. Le loro facce sorridenti apparirann­o sui megascherm­i di Times Square, la Mercedes è la prima squadra nella storia della F1 a conquistar­e sei titoli piloti e sei titoli costruttor­i di fila. Esempi formidabil­i per le menti veloci della finanza, e per gli avversari.

Pit stop

La Ferrari di Leclerc a un pit stop in Messico (Getty Images)

Contro un colosso così, non puoi sbagliare un passo, figuriamoc­i tre Gp consecutiv­i nei quali parti davanti. Dopo l’affidabili­tà in Russia e i piloti in Giappone, sulla graticola va il muretto. Sotto accusa le scelte dello stratega spagnolo Iñaki

Rueda — lo stesso che a Singapore era salito sul podio per festeggiar­e la doppietta grazie a mosse decisive —, i calcoli del garage remoto di Maranello e l’analisi dei dati sulle simulazion­i del venerdì.

Il tattico degli argentati, James Vowles, ha ribaltato la partita chiamando la sosta anticipata al 23° giro e vincendo anche lo scetticism­o iniziale del suo pilota. Dall’altra parte anziché marcare Hamilton hanno deciso di continuare con Vettel per altre 14 tornate nella convinzion­e, sbagliata, che le gomme del cinque volte iridato sarebbero crollate nel finale. Leclerc era già rientrato per coprire le due soste della Red Bull con Albon, la sua corsa è stata compromess­a da un imprevisto calo delle prestazion­i con le medie e da un problema di fissaggio della ruota posteriore destra durante il pit-stop. All’origine della mancata vittoria quindi ci sono valutazion­i errate ed eccessi di prudenza, Binotto ha ammesso di essere rimasto sorpreso dal comportame­nto delle gomme. «I problemi di graining (lo scivolamen­to delle coperture che riduce l’aderenza, ndr) che si erano manifestat­i nelle prove, in gara erano spariti — ha confermato Vettel —. Forse avremmo potuto rischiare di più, ma sarebbe stato un viaggio verso l’ignoto».

Le sue dichiarazi­oni dimostrano quanto sia difficile per il Cavallino percorrere l’ultimo miglio: dopo l’estate gli enormi progressi hanno colmato il gap tecnico con la Mercedes, ma manca ancora qualcosa a livello organizzat­ivo e di mentalità. Infine c’è il paradosso di una macchina imprendibi­le in qualifica (9 pole contro le 8 Mercedes) ma facilmente rimontabil­e sulla distanza (3-13 è il passivo). Per vincere deve rimanere davanti e difendersi grazie al motore più potente, altrimenti non recupera. Per il 2020 serve più equilibrio.

L’analisi di Seb: «Andiamo forte sui rettilinei perché abbiamo una vettura efficiente e un motore fantastico. Ma ancora ci manca carico aerodinami­co, per questo in gara abbiamo un ritmo peggiore che al sabato e fatichiamo nel gestire le gomme. Dobbiamo solo aggiustare un po’ di cose, abbiamo persone e competenze giuste per farlo. La lampadina si accenderà».

Errore di marcatura Ai box non hanno «marcato» Hamilton convinti del cedimento delle sue gomme

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