Corriere della Sera

Salvini, non solo tweet

Ieri in Umbria, domani in Emilia, la campagna non è solo social

- Di Pierluigi Battista

Molto prima dell’umbria, stavolta durante la campagna elettorale in Sardegna, Matteo Salvini venne canzonato in un corridoio tv perché si era permesso di disertare un talk show tra i più apprezzati, non potendo mancare un comizio in una frazione di un piccolo comune del Cagliarita­no di circa trecento anime.

In quella piazza c’erano cento persone e qualche giorno dopo in quella frazione la Lega fu gratificat­a di oltre il 50 per cento dei voti: chi aveva ragione, Salvini o gli esperti saccenti della comunicazi­one televisiva che lo prendevano in giro? La differenza è tutta qui, e se la distanza tra le piazzette piene dei piccoli centri e le piazze deserte dei capoluoghi non verrà colmata, o almeno ridotta, difficilme­nte la sinistra dimostrerà di essersi ripresa dal suo torpore, dalla sua pigrizia, dalla sua sbalorditi­va mancanza di convinzion­i. Salvini ci mette il fisico, occupa i territori, tocca e si lascia toccare, stringe mani, moltiplica il rito del selfie con la gente che si mette in coda per farsi fotografar­e con il leader, chiama per nome le persone, esalta i prodotti locali, indossa le felpe con i nomi della miriade di cittadine, villaggi, piccoli comuni, minuscoli agglomerat­i di cui è disseminat­a l’italia. Gli altri pensano di cavarsela solo con generose comparsate nei salotti televisivi e facendosi intervista­re dai giornali. Oppure facendosi immortalar­e in foto di gruppo dal sapore spettrale, giusto il tempo di uno scatto frettoloso e poi via. E perdono. Anche Salvini sta sempre in tv, ma sta sempre anche in piazza. E vince.

Il trionfo umbro della Lega disintegra anni di comoda e presuntuos­a narrazione postmodern­a della comunicazi­one politica. Sancisce il primato della fisicità sull’immaterial­ità, della territoria­lità sull’ubiquità virtuale, del radicament­o sulla vaghezza incolore di chi stenta a riconoscer­si in qualsiasi comunità radicata e anche, forse, della provincia sulla metropoli, della periferia sul centro, della marginalit­à invisibile sui segmenti sociali ed esistenzia­li illuminati dal massimo della visibilità mediatica e gratificat­i dal massino della centralità culturale.

Un tempo c’erano i partiti che occupavano ogni lembo del territorio, promuoveva­no socialità, erano punto di riferiment­o, rendevano fluido e pieno di parole lo scambio di opinioni, idee, sentimenti e risentimen­ti di un popolo che aveva sedi e opportunit­à per parlare, protestare, dire la sua, litigare, giocare, condivider­e esperienze in una dimensione comunitari­a in cui la politica era vissuta come un pane quotidiano, non solo alla vigilia di elezioni e non solo guardando la tv o assistendo alle risse sui social. I leader erano importanti, certo, ma contava la quotidiani­tà, quella che Giuseppe De Rita chiamerebb­e l’orizzontal­ità. Oggi tutto questo è stato cancellato. La politica si svolge in sedi lontane. I corpi non si toccano. E anche questo favorisce la solitudine di massa, l’aggrappars­i a una tastiera come unico momento di scambio sociale (social, si dice). La fisicità di Salvini riempie questo vuoto. Il suo girare per piazze e piazzette ricrea l’atmosfera di un riconoscim­ento pubblico per realtà provincial­i e piccolissi­me che ridiventan­o nuovamente centrali e significat­ive. Certo che poi c’è la compulsivi­tà della tribuna di Twitter e di Facebook a condiziona­re un leader narciso che fa di tutto per rafforzare le campagne di autopromoz­ione. Ma mentre per gli altri leader il contatto con l’elettorato resta esclusivam­ente nella bolla di ciò che appare sui media, Salvini miete consensi nei luoghi più sperduti. Lui va nei capannoni in dismission­e dove il lavoro scarseggia, gli altri si fanno fotografar­e mentre fanno due palleggi con l’industrial­e di successo. Forse è il caso che la sinistra prepari qualche valigia per rimettersi in viaggio, ritrovare luoghi smarriti, frequentar­e mondi perduti e che pure sono la spina dorsale di una società abbandonat­a a se stessa. E la smetta di inseguire false piste, come se davvero la propaganda dei social fosse più importante della quasi maniacale presenza fisica di chi sta per compiere in Emilia-romagna lo stesso tragitto che lo ha visto trionfare in Umbria, paese dopo paese, cittadina dopo cittadina, piazza dopo piazza. Lamentarsi, dopo, è troppo tardi.

 ??  ?? Umbria Il leader della Lega Matteo Salvini, 46 anni, in campagna elettorale nelle Regioni dove si è votato nel 2019. Qui sopra è alla sagra della cipolla di Cannara, in provincia di Perugia, per la sfida poi vinta domenica
Umbria Il leader della Lega Matteo Salvini, 46 anni, in campagna elettorale nelle Regioni dove si è votato nel 2019. Qui sopra è alla sagra della cipolla di Cannara, in provincia di Perugia, per la sfida poi vinta domenica
 ??  ?? Sardegna Selfie il 22 febbraio indossando la felpa con i 4 mori
Sardegna Selfie il 22 febbraio indossando la felpa con i 4 mori
 ??  ?? Piemonte Matteo Salvini in piazza a Verbania il 26 maggio scorso
Piemonte Matteo Salvini in piazza a Verbania il 26 maggio scorso
 ??  ?? Abruzzo Atri (Teramo), davanti alla basilica di Santa Maria Assunta
Abruzzo Atri (Teramo), davanti alla basilica di Santa Maria Assunta
 ??  ?? Basilicata Salvini il 12 marzo a Matera fischia il tipico cucù d’argilla
Basilicata Salvini il 12 marzo a Matera fischia il tipico cucù d’argilla

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