Cardinali contro per il palazzo pagato con l’obolo
Vaticano, l’acquisto dell’immobile londinese. Il cardinale accusato si difende: fango contro di me
«Un’operazione opaca sulla quale ora si chiarirà» spiega il segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, sulla questione dell’immobile di pregio a Londra con i soldi delle elemosine per i poveri. Nel giro di poche ore la dichiarazione del cardinale Giovanni Angelo Becciu che abbandona la linea del silenzio: «Contro di me accuse infanganti che respingo in modo fermo e sdegnoso».
ROMA «Una operazione opaca sulla quale ora si chiarirà tutto». Così, ieri mattina, il segretario di Stato Pietro Parolin ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano notizie sull’immobile di pregio acquistato a Londra con i soldi delle elemosine, oggetto di un’inchiesta vaticana che ha già causato cinque sospensioni eccellenti.
Una presa di posizione durissima. Che ha spinto il cardinal Giovanni Angelo Becciu — all’epoca sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato, ora prefetto della Congregazione delle cause dei santi — a replicare, abbandonando la linea del silenzio: «Contro di me — ha detto all’ansa — accuse infanganti che respingo in modo fermo e sdegnoso. Ho la coscienza a posto. E so di avere agito sempre nell’interesse della Santa Sede e mai mio personale. Sono stato dipinto come uno che ha giocato e manomesso i soldi dei poveri. Ma l’obolo non è solo per la carità del Papa ma anche per il sostentamento del suo ministero Pastorale».
Arriva così ai più alti livelli della gerarchia vaticana lo scontro sui fondi gestiti direttamente dalla Segreteria di Stato e non dallo Ior: l’obolo di San Pietro, circa 60-70 milioni di euro raccolti nelle parrocchie e destinati per il 30 per cento alla carità e per il 70 per cento alla gestione della Santa Sede, dagli stipendi, ai viaggi del Papa e al resto.
Tutto nasce da un’indagine, aperta dal promotore di Giustizia Gian Piero Milano, su segnalazione dello Ior, per operazioni finanziarie milionarie sospette, effettuate da uffici della Segreteria di Stato. Incluso l’investimento da 200 milioni di euro per il palazzo di Sloane Square che ha causato il blitz della gendarmeria vaticana e la sospensione dagli incarichi anche del capo degli uffici della Segreteria di Stato, don Mauro Carlini e del direttore dell’antiriciclaggio, Tommaso Di Ruzza. Secondo l’accusa, milioni di euro di fondi extrabilancio, con l’aiuto di banche svizzere, sarebbero finiti in operazioni spericolate, come quella «opaca» sulla quale Parolin promette che «si farà luce».
Becciu è il primo a voler chiarire. Dice che «è prassi che la Santa Sede investa nel mattone, l’ha fatto sempre: a Roma, a Parigi, in Svizzera e anche a Londra. Pio XII fu il primo ad acquistare degli immobili a Londra». E rimarca: «Ci è stata avanzata la proposta di questo storico e artistico palazzo e quando fu fatta e realizzata non c’era niente di opaco. L’investimento era regolare e registrato a norma di legge». Le «difficoltà sono nate con il socio di maggioranza, con il quale mi risulta sono sorte questioni circa la gestione della parte della liquidità», aggiunge il cardinale alludendo a Raffaele Mincione,
che, dice, «disattendendo le indicazioni reiterate anche per iscritto, continuava a investire in attività che la Segreteria di Stato non poteva assolutamente condividere né approvare».
Ma nessuna manipolazione assicura: «In Segreteria di Stato avevamo un fondo intitolato: “Soldi dei poveri”. E ai poveri venivano destinati».
L’inchiesta L’indagine è da una segnalazione dello Ior per operazioni finanziarie sospette