Nozze tra Fca e Peugeot Un’ipotesi da 50 miliardi
Prende corpo la fusione tra Fca e Peugeot. Un gigante dell’auto da 50 miliardi di dollari.
MILANO Un gigante da 50 miliardi. Una combinazione industriale da 8,7 milioni di veicoli all’anno, subito a ridosso di Volkswagen e Toyota. Prende di nuovo corpo l’ipotesi di una fusione tra Fca e la francese Psa, il gruppo legato alla famiglia Peugeot che include il marchio omonimo e i brand Citroën, DS e Opel. L’indiscrezione pubblicata ieri dal Wall Street Journal non trova conferme, ma fonti vicine a Psa, riportate da Bloomberg, rivelano che si terrà oggi un consiglio di amministrazione straordinario a Parigi per valutare le nozze con la casa automobilistica italo-americana. Non sarebbe previsto, contestualmente, una riunione del board di Fca. Perché l’ipotesi più credibile è che sarebbero proprio i francesi a fare la prima mossa manifestando l’intenzione di costruire un’aggregazione, per ora ad una fase preliminare, che porterebbe ad una fusione uno ad uno sulla falsariga di quella immaginata con Renault poi naufragata.
Anche stavolta però sarà necessario il via libera del governo francese, primo azionista al 14,1% delle quote al pari dei Peugeot — tramite la scatola societaria Etablissements Peugeot Frères partecipata dai rami principali della famiglia
— e dei cinesi di Dongfeng che di recente stavano valutando l’ipotesi di uscire ricavandone una plusvalenza a bilancio perché avevano acquistato titoli Psa ad un prezzo di carico più basso di quello attuale, poco sotto i 25 euro per azione. Proprio la presenza nel capitale dei cinesi è stata letta a più riprese come un elemento ostativo ad una fusione con Fiat-chrysler vista la pesante guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti che potrebbe condizionare la Casa Bianca. Ma se i cinesi dovessero passare all’incasso senza mettersi di traverso l’operazione
sarebbe plausibile vista anche la consuetudine nei rapporti — molto collaborativi come dimostra anche l’alleanza ormai ventennale nei veicoli commerciali alla Sevel di Atessa — tra gli Elkann e i Peugeot. Proprio il presidente di Fca, John Elkann, sarebbe a Parigi da venerdì scorso e sarebbe stato raggiunto anche dall’amministratore delegato di Fca Michael Manley.
Nel risiko delle alleanze nel comparto automotive alle prese con una straordinaria transizione tecnologica verso l’elettrico (e l’idrogeno) le nozze avrebbero senso per le economie di scala che si creerebbero e le opportunità che ne deriverebbero sul fronte della riduzione dei costi. Va da sé che emergerebbe qualche criticità per le possibili sovrapposizioni negli stabilimenti in Europa, seppur mitigate da mercati di sbocco parzialmente complementari se si eccettua forse il Vecchio Continente laddove però si creerebbe un gruppo di pari stazza con Volkswagen. I francesi avrebbero accesso al mercato nord-americano dove sono stati assenti per trent’anni. I concessionari Fiat Chrysler potrebbero potenzialmente offrire anche modelli Peugeot. Con la 208, vettura iconica arrivata alla quinta generazione, Peugeot sta riproponendo un segmento nuovo, quello delle cittadine con ambizioni premium. Tanto da avere una versione 100% elettrica, la prima auto a zero emissioni. Il Ceo Carlos Tavares — che in sei anni ha ribaltato un gruppo che si stava avvitando in una crisi pericolosissima — sta lanciando un’offensiva con l’elettrificazione di tutti i suoi brand (anche con i modelli ibridi a benzina), realizzati su due piattaforme che potrebbe condividere con Fca.