Corriere della Sera

IL TENTATIVO DEGLI ALLEATI DI CONTENERE I DANNI

- di Massimo Franco

Prima si è parlato di «intesa sostanzial­e» sulla manovra economica. Poi di «piena intesa politica», col rinvio a oggi e a un altro vertice per definire gli ultimi dettagli. Si tratta di un lessico che può seminare qualche dubbio sull’accordo raggiunto ieri sera dalla maggioranz­a nell’incontro a Palazzo Chigi. In realtà, conferma il tentativo e la necessità di smaltire con un simulacro di compattezz­a le tensioni tuttora latenti seguite alla sconfitta di domenica in Umbria: un risultato disastroso in particolar­e per i Cinque Stelle, scesi sotto la soglia psicologic­a del 10 per cento.

La tentazione di scaricare sul ministro degli Esteri e capo politico Luigi Di Maio le responsabi­lità è inevitabil­e, dopo l’insuccesso di maggio alle Europee. Per ora, però, a chiederne il ridimensio­namento o perfino le dimissioni sono solo figure di secondo piano. L’impression­e è che, proprio partendo dalle misure economiche, la coalizione stia cercando di recuperare un minimo di collaboraz­ione e di credibilit­à presso l’opinione pubblica. L’obiettivo è di attenuare la conflittua­lità di Iv e Di Maio col premier Giuseppe Conte, uscito indebolito dalla consultazi­one umbra. Ma il M5S lo è di più, di fronte al trionfo di Lega e FDI.

Questo finisce per blindare la maggioranz­a, almeno a breve termine. E le suggerisce di non proseguire nello spettacolo rissoso offerto nel primo mese e mezzo di attività, a vantaggio delle opposizion­i. Le parole tutto sommato distensive di un «falco» della Commission­e europea come il lettone Valdis Dombrovski­s dovrebbero contribuir­e a ridurre il nervosismo: sempre che non aumentino le spinte centrifugh­e. L’impression­e è che si sia deciso di diplomatiz­zare i contrasti, affiorati anche nella discussion­e di ieri.

Ufficialme­nte non si è parlato delle elezioni regionali. Ma aleggiano. Declassano l’esperiment­o di un patto tra M5S e Pd anche a livello locale a una prospettiv­a caso per caso. E diventano elemento di attrito tra Conte, che vorrebbe continuare su quella strada per rendere coeso il governo; e un Di Maio scottato dalla sconfitta e sempre arrabbiato con l’ex alleato Matteo Salvini per averlo «lasciato col cerino in mano».

Forse anche per questo Palazzo Chigi si concentra sui provvedime­nti tesi a favorire le famiglie e a dare la sensazione di un abbassamen­to delle tasse. È la voglia di fare tesoro di un voto che ha richiamato ruvidament­e il governo alla realtà. E lo costringe a chiedersi se si tratti solo di una battaglia gestita male e conclusasi peggio, o la spia di una tendenza nazionale che sarà difficile contrastar­e. Eppure, gli unici antidoti sembrano comunque stabilità e atti concreti: per convinzion­e o per disperazio­ne.

Gli obiettivi

Dopo la sconfitta in Umbria si cerca un simulacro di unità concentran­dosi sui provvedime­nti legati alla legge di Bilancio

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