IL TENTATIVO DEGLI ALLEATI DI CONTENERE I DANNI
Prima si è parlato di «intesa sostanziale» sulla manovra economica. Poi di «piena intesa politica», col rinvio a oggi e a un altro vertice per definire gli ultimi dettagli. Si tratta di un lessico che può seminare qualche dubbio sull’accordo raggiunto ieri sera dalla maggioranza nell’incontro a Palazzo Chigi. In realtà, conferma il tentativo e la necessità di smaltire con un simulacro di compattezza le tensioni tuttora latenti seguite alla sconfitta di domenica in Umbria: un risultato disastroso in particolare per i Cinque Stelle, scesi sotto la soglia psicologica del 10 per cento.
La tentazione di scaricare sul ministro degli Esteri e capo politico Luigi Di Maio le responsabilità è inevitabile, dopo l’insuccesso di maggio alle Europee. Per ora, però, a chiederne il ridimensionamento o perfino le dimissioni sono solo figure di secondo piano. L’impressione è che, proprio partendo dalle misure economiche, la coalizione stia cercando di recuperare un minimo di collaborazione e di credibilità presso l’opinione pubblica. L’obiettivo è di attenuare la conflittualità di Iv e Di Maio col premier Giuseppe Conte, uscito indebolito dalla consultazione umbra. Ma il M5S lo è di più, di fronte al trionfo di Lega e FDI.
Questo finisce per blindare la maggioranza, almeno a breve termine. E le suggerisce di non proseguire nello spettacolo rissoso offerto nel primo mese e mezzo di attività, a vantaggio delle opposizioni. Le parole tutto sommato distensive di un «falco» della Commissione europea come il lettone Valdis Dombrovskis dovrebbero contribuire a ridurre il nervosismo: sempre che non aumentino le spinte centrifughe. L’impressione è che si sia deciso di diplomatizzare i contrasti, affiorati anche nella discussione di ieri.
Ufficialmente non si è parlato delle elezioni regionali. Ma aleggiano. Declassano l’esperimento di un patto tra M5S e Pd anche a livello locale a una prospettiva caso per caso. E diventano elemento di attrito tra Conte, che vorrebbe continuare su quella strada per rendere coeso il governo; e un Di Maio scottato dalla sconfitta e sempre arrabbiato con l’ex alleato Matteo Salvini per averlo «lasciato col cerino in mano».
Forse anche per questo Palazzo Chigi si concentra sui provvedimenti tesi a favorire le famiglie e a dare la sensazione di un abbassamento delle tasse. È la voglia di fare tesoro di un voto che ha richiamato ruvidamente il governo alla realtà. E lo costringe a chiedersi se si tratti solo di una battaglia gestita male e conclusasi peggio, o la spia di una tendenza nazionale che sarà difficile contrastare. Eppure, gli unici antidoti sembrano comunque stabilità e atti concreti: per convinzione o per disperazione.
Gli obiettivi
Dopo la sconfitta in Umbria si cerca un simulacro di unità concentrandosi sui provvedimenti legati alla legge di Bilancio