«Tutto troppo in fretta È stato Luigi a sbagliare sull’alleanza in Umbria»
Gallo: bene aprire al Pd, ma partendo dai temi
ROMA «L’alleanza in Umbria? L’ha proposta Di Maio, io ero contrario». Luigi Gallo, deputato dei Cinque Stelle e presidente della commissione Cultura alla Camera, considerato vicino a Roberto Fico, fa il punto della situazione dopo il crollo alle urne.
L’umbria è stata un flop.
«Avevo già denunciato che si trattava di un’operazione sbagliata. La scelta di allearsi è stata fatta da Di Maio, insieme a un consigliere regionale, con scarsa condivisione con gli altri. Poi c’è stato il voto su Rousseau, con il sì del 60 per cento. Ma io ho votato no».
E perché? Lei è considerato uno favorevole alle alleanze con il Pd.
«Perché si è fatto tutto troppo in fretta, non c’erano le condizioni per stare insieme senza prima decidere cosa fare insieme».
E ora? Che si fa alle prossime Regionali?
«Penso che bisogna continuare a tenere aperto il dialogo. Promuovere una sfida positiva al centrosinistra e tenere alta l’asticella. Confrontarci con il Pd e anche con le civiche, purché non create all’ultimo minuto».
In concreto che si fa?
«Faccio l’esempio della Campania. Il Pd è disponibile a chiudere gli enti privati che gestiscono l’acqua e passare a una società pubblica? È disponibile ad aprire impianti di compostaggio? Bisogna sfidarli sui programmi».
In Emilia il Pd, però, ha già pronto Bonaccini.
«Non voglio parlare di candidati. Vediamo prima se riusciamo a far convergere il Pd sui nostri temi identitari, per esempio su una corretta gestione delle partecipate».
La reazione di Di Maio però è di segno opposto. Dice: ci abbiamo provato e non ha funzionato, quindi basta.
«Io sostengo la posizione di Beppe Grillo, che ha indicato la rotta quest’estate e l’ha ribadita anche a Italia 5 Stelle. Serve un piano di 10-20 anni per affrontare insieme le sfide ambientali e sottrarci alla destra, che punta solo sulle paure dei cittadini e sull’uomo solo al comando».
Di Maio sembra avere ancora nostalgie leghiste. Vedi la posizione sulla nave Viking e sull’europa, dove essere l’«ago della bilancia» ha favorito la Lega.
«In Europa la situazione è più complessa, lì cerchiamo solo di vincolare le istituzioni a un impegno concreto nella ridistribuzione dei migranti. Dobbiamo uscire dagli slogan, di destra e di sinistra».
C’è chi chiede un passo indietro di Di Maio.
«Non mi appassiona più il tema della leadership. Secondo me ha anche stancato i cittadini, che vorrebbero far emergere altri temi. Parliamo di criminalità organizzata, di sicurezza anche nelle scuole».
Il governo rischia se il Pd perde in Emilia?
«Non ci si può impiccare ai dati elettorali di una singola regione. Non si può cambiare linea politica a ogni voto. Noi abbiamo sempre seguito la nostra strada e i nostri principi, non ci possiamo ora far cambiare da un voto».
Di Maio è entrato in conflitto anche con Conte. Come sta lavorando il premier?
«Io trovo che Conte sia un buon presidente del Consiglio. Apprezzo che voglia investire in istruzione e scuola e spero che ci riuscirà».
Il processo di riorganizzazione interno dei 5 Stelle è lento e non sembra soddisfare tutti.
«Ormai la riorganizzazione è richiesta da tutti e si farà. Serve più partecipazione e una semplificazione dei processi decisionali».
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I 5 Stelle verranno organizzati in modo diverso Servono processi decisionali condivisi e semplici