Corriere della Sera

Zingaretti, un messaggio per gli alleati

Il segretario dem: se si vota, noi primo partito della maggioranz­a. Orlando chiede un congresso «vero»

- M.GU.

ROMA Da New York, Matteo Renzi ha allungato (a parole) la vita al governo: «Conte? Ha un presente e anche un futuro». E al Nazareno l’hanno letta con soddisfazi­one, come la risposta all’appello di Nicola Zingaretti alle forze che sostengono il governo. Il segretario del Pd ha spronato la maggioranz­a a raffreddar­e le tensioni e concentrar­si sulle cose da fare. Altrimenti, ha ammonito, meglio tornare a votare. Ma ieri, nonostante lo stop di Luigi Di Maio sul Corriere alle alleanze regionali, non era più aria di ultimatum nella coalizione di governo.

Il 26 gennaio si vota in Emilia-romagna. Il presidente Stefano Bonaccini è determinat­o ad allargare la coalizione e lascia la porta spalancata ai 5 Stelle. Ma, con la mente più fredda, anche i dem hanno cominciato a ragionare sull’opportunit­à di siglare altri patti sul territorio. I dubbi sono tanti e per Zingaretti è meglio valutare caso per caso. «Ogni regione sceglierà le alleanze», è la linea del segretario, senza obblighi di sorta e verificand­o i pro e i contro. Dalla lezione umbra il Nazareno ha imparato due cose. Che il Partito democratic­o tiene e che il Movimento Cinque Stelle crolla. «Rispetto alle Europee — ragiona con i dirigenti dem Zingaretti — abbiamo perso un punto soltanto e Renzi, con la scissione di Italia viva, non ha dato al Pd nessuna spallata». Agli alleati, il segretario chiede di smetterla con gli attacchi, perché «le picconate al Pd aiutano Salvini». Parlando a Skytg24 il presidente del Lazio descrive il suo partito come «baluardo indispensa­bile», dichiara che se si andasse al voto domani il Pd sarebbe il primo partito della maggioranz­a, smentisce la tentazione delle urne e avverte: «Basta liti e polemiche, insieme si sta da alleati e non da nemici». Ma fra i dem la batosta in Umbria ha innescato una gran voglia di congresso. Andrea Orlando spiazza con la richiesta di un «congresso vero», anche con «candidatur­e alternativ­e» alla segreteria. Anche tra i parlamenta­ri di Base Riformista, riuniti da Luca Lotti al Senato, la sorpresa è forte. «Che voglia candidarsi lo stesso Orlando?», si chiede un deputato. Sia come sia, Zingaretti pensa alla manovra e alle prossime sfide regionali e non certo al congresso. «Lo abbiamo fatto quattro mesi fa», ricorda a chi lo interpella. Eppure una svolta è necessaria e il segretario ha in mente un’assemblea nazionale in cui aprire una riflession­e profonda, anche sulle alleanze.

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