LA (NUOVA) DISTINZIONE TRA DESTRA E SINISTRA
Politica e società I Cinque Stelle dicono che la differenza non esiste più e il clima generale sembra confermarlo Non è così, tuttavia effettivamente qualcosa è cambiato
In Umbria la destra vince e stravince. La sinistra si affloscia. Ma ha ancora senso una distinzione tra destra e sinistra? Ogni tanto il ministro Di Maio dice c he non ha senso, e sembra confermarlo anche il clima generale, quello che una volta si chiamava Zeitgeist, lo spirito del tempo. D’altra parte, viviamo la fine delle ideologie e quindi la cosa non stupisce. E poi il modo in cui si muovono gli schieramenti politici sembra confermare il tramonto della distinzione in questione. Il cambiamento recente di governo in Italia lo testimonia. Ma, limitandoci all’europa, è chiaro che mentre il cleavage storico, il conflitto ideologico principale cioè, che divideva il campo delle forze politiche europee era da sempre quello tradizionale che le vedeva schierate lungo l’asse destra-sinistra, ora, non è più così. E il cleavage dominante è rappresentato ai nostri giorni dalla divisione tra continuisti e euroscettici: Mélenchon (sinistra) è molto più vicino a Salvini (destra) per la sua volontà discontinuista sul modello Ue di quanto non lo sia ai socialdemocratici (sinistra) che a loro volta sono contigui – dal punto di vista continuità/discontinuità – ai popolari (destra).
Tutto risolto quindi? L’asse destra-sinistra non serve più? Non la farei così facile. In realtà, se guardiamo ai comportamenti effettivi delle persone su questioni concrete, ci accorgiamo che la distinzione destra-sinistra scacciata dalla porta sembra rientrare dalla finestra. Per capirlo, facciamo qualche esempio che riguarda questioni pubbliche di interesse politico e culturale. E vedremo che il modo in cui ci si schiera di solito su questi temi è fortemente influenzato dall’appartenenza di destra o di sinistra. Anche superfluo specificare che non sto parlando di statistiche e campioni rilevanti, ma solo di osservazioni di natura qualitativa che chiunque può fare al posto di lavoro o al bar preferito.
Cominciamo con il deterioramento ambientale, il riscaldamento del pianeta, la sostenibilità. Volendo, possiamo chiamarlo «universo Greta». C’è qualche dubbio, secondo voi, sul fatto che persone di destra siano meno disponibili di persone di sinistra a abbracciare
Sostenibilità L’approccio all’«universo Greta» cambia a seconda dello schieramento di appartenenza
Sentimenti
Suscitano opposte passioni anche il destino dei migranti e le sorti degli omosessuali
cause come queste?
Passiamo poi a una cosa che c’entra poco o niente con il destino della Terra: penso all’arte contemporanea. Potete stare certi sul fatto che susciti enormi perplessità – se non boicottaggio intellettuale e sarcasmo – esplicito nella cultura informale di destra. Simili commenti potrebbero essere fatti sull’accoglienza dei migranti, mal vista a destra, oppure sull’omosessualità (per altro sdoganata nel Regno Unito da Cameron).
Il fatto notevole è che nella maggior parte dei casi questi temi controversi – capaci di suscitare opposte passioni – prima facie nulla hanno a che vedere con l’asse destra-sinistra. Perlomeno, se stiamo alla divisione classica, come fu presentata paradigmaticamente da Norberto Bobbio in quell’aureo libretto intitolato non a caso proprio «Destra e Sinistra». La divisione classica in questione infatti era: sinistra vuol dire innanzitutto eguaglianza e destra invece libertà. E non dovrebbe sfuggire al colto come all’inclita che l’inquinamento del pianeta, la validità estetica ed epistemica dell’arte contemporanea, per non parlare del destino di migranti e omosessuali, poco o nulla hanno a che fare con libertà ed eguaglianza.
Qual è la morale della storia? Molto in breve, direi che la distinzione destra e sinistra conta ancora. E assai. Tant’è
che viene fuori nelle controversie di attualità. Perciò chi a sinistra perde le elezioni non può sostenere che la differenza tra destra e sinistra non esiste più. Al tempo stesso, però, ne è cambiato il senso e il significato. C’entrano, di sicuro, ancora libertà e eguaglianza. Ma non solo. Così, alla fine della fiera, non ci capiamo più nulla. E siamo scissi – come quel personaggio di Italo Calvino, il «visconte dimezzato» – e ci ritroviamo un po’ in un modo un po’ in un altro. Senza riuscire a mettere coerentemente d’accordo le diverse parti di noi stessi.