Descalzi (Eni) contro l’ipocrisia di alcuni investitori «verdi»
Il tono è secco, a tratti quasi brusco. Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, parlando di green economy e dello sviluppo del settore energetico è schietto: «Ci sono investitori che proclamano una fede “verde”, ma se poi ogni trimestre non porti i profitti ti tagliano la gola». Una verità seguita dalla constatazione che la transizione energetica necessita di investimenti collettivi e globali e, soprattutto, credibili. Insomma, dice Descalzi, «una volta sostenuta una certa visione bisognerebbe essere conseguenti». Durante la discussione, ospitata dalla Fondazione Maxxi, con il direttore del Royal Institute of International Affairs, Robin Niblett, il numero uno di Eni non ha fatto mistero di avercela con chi «fa tante parole ma pochi fatti», ricordando che nel 2018 le emissioni a livello globale sono aumentate dell’1,8%, rispetto all’anno precedente. Se è vero che Eni assolve al proprio ruolo attraverso investimenti green, che in quadriennio hanno raggiunto quota 3 miliardi, Descalzi aggiunge che un problema complesso come la «crisi energetica non si risolve agendo da soli». La discussione offre un giudizio su carbon tax (giusto che le aziende la paghino, senza però trasferirla poi ai consumatori) e su una strategia energetica condivisa a livello globale (i paesi in via di sviluppo non possono essere la pattumiera del mondo).