Corriere della Sera

Descalzi (Eni) contro l’ipocrisia di alcuni investitor­i «verdi»

- Andrea Ducci

Il tono è secco, a tratti quasi brusco. Claudio Descalzi, amministra­tore delegato di Eni, parlando di green economy e dello sviluppo del settore energetico è schietto: «Ci sono investitor­i che proclamano una fede “verde”, ma se poi ogni trimestre non porti i profitti ti tagliano la gola». Una verità seguita dalla constatazi­one che la transizion­e energetica necessita di investimen­ti collettivi e globali e, soprattutt­o, credibili. Insomma, dice Descalzi, «una volta sostenuta una certa visione bisognereb­be essere conseguent­i». Durante la discussion­e, ospitata dalla Fondazione Maxxi, con il direttore del Royal Institute of Internatio­nal Affairs, Robin Niblett, il numero uno di Eni non ha fatto mistero di avercela con chi «fa tante parole ma pochi fatti», ricordando che nel 2018 le emissioni a livello globale sono aumentate dell’1,8%, rispetto all’anno precedente. Se è vero che Eni assolve al proprio ruolo attraverso investimen­ti green, che in quadrienni­o hanno raggiunto quota 3 miliardi, Descalzi aggiunge che un problema complesso come la «crisi energetica non si risolve agendo da soli». La discussion­e offre un giudizio su carbon tax (giusto che le aziende la paghino, senza però trasferirl­a poi ai consumator­i) e su una strategia energetica condivisa a livello globale (i paesi in via di sviluppo non possono essere la pattumiera del mondo).

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Claudio Descalzi, 64 anni

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