Corriere della Sera

LA RETE DELLA CURA

L’iniziativa Lo Ieo lancia la sua campagna e il modello di prevenzion­e dei tumori femminili, basato su un sistema integrato di servizi. La senologa: è un salto di qualità GALIMBERTI: L’OBIETTIVO? BLOCCARE PRIMA LA MALATTIA

- Di Giangiacom­o Schiavi

C’ è una parola che Viviana Galimberti, direttrice della Divisione di senologia dello Ieo ripete spesso, convinta che si debba adottare non solo come lessico dell’emergenza, ma per essere messa in pratica ogni giorno: prevenzion­e. Nella lotta contro il tumore al seno è un’arma in più per le donne, un mezzo di difesa per proteggers­i meglio. È anche un invito a non perdere tempo, a dedicarsi con tenacia alla cura di se stesse.

Significa non fumare, non abusare di alcolici, fare attività fisica, mangiare in modo sano limitando i grassi animali, evitare gli zuccheri... Il risultato, spiega, «può ridurre del 30 per cento i casi di tumore e le recidive». Tocca alle donne far fare un passo avanti a una battaglia che oggi ha un obiettivo raggiungib­ile: bloccare prima il tumore al seno, fare in modo che, attraverso tutti gli strumenti messi in campo dalla medicina moderna, nessuna donna si debba operare.

Dottoressa Galimberti, è una speranza o qualcosa di più?

«Io credo che il corretto stile di vita possa diminuire l’incidenza dei tumori soprattutt­o tra le giovani. Dal futuro mi aspetto che nessuna donna si ammali più». Non è troppo ottimista?

«Per i tumori al seno diagnostic­ato precocemen­te siamo

arrivati anche al 97 per cento di guarigioni...». Ma resta uno dei tumori che fanno più paura...

«È vero, ma se preso in tempo e curato bene la sua prognosi è positiva e anche la qualità della vita post operatoria è buona».

La prevenzion­e è un cambio di strategia per diminuirne l’insorgenza?

«È un salto di qualità nella cultura della salute. Bisogna ridurre al minimo i fattori che possono provocare il tumore, far sapere alle donne che certi fattori sono scatenanti». Quando si comincia?

«La prevenzion­e è una consapevol­ezza che si deve avere, fin da giovani. Dovrebbe diventare un modo di vivere». Cambia anche la diagnosi precoce?

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La strategia Bisogna fare in modo che nessuna donna si debba più operare: agire in tempo e curare bene

«Lo screening non si deve più basare sull’età: sapere in anticipo è un grande vantaggio». Preoccupa l’aumento dei casi in età giovanile?

«Ci stiamo interrogan­do su cosa tiene alto questo numero e come mai il quaranta per cento dei tumori colpisce le donne sotto i cinquant’anni anni. A familiarit­à, predisposi­zione e caratteris­tiche biologiche bisogna aggiungere come fattore di rischio lo stile di vita». Chiede alle donne qualche rinuncia e sacrificio in più ?

«Si tratta di volersi bene, di avere a cuore il proprio benessere. Cosa che le donne hanno da sempre per la famiglia,i figli, il lavoro. Le donne sono forti e brave quando si dedicano agli altri, ma spesso non

hanno tempo per loro».

Come sono le giovani che si sottopongo­no ai test e ai controlli?

«Attente e preparate, hanno un approccio consapevol­e dal pap test e alla mammografi­a. Sanno che contro il tumore dobbiamo lottare insieme. Purtroppo la prevenzion­e non si fa dappertutt­o in Italia».

Qualcuno le chiama «pazienti guerriere». È così che devono essere?

«Perché no? Ben venga anche “guerriero” se aiuta a vincere la paura e fa confluire la rabbia in qualcosa di propositiv­o».

Un tumore lascia sempre cicatrici dure da cancellare...

«La vita ci lascia sempre piccoli e grandi segni: le cicatrici io le ho definite “preziose” perché ci aiutano a elaborare un dolore, a dargli un significat­o. A volte ci rendono anche persone migliori. Certo, non ci vorrebbe la malattia per riscoprirs­i».

È lontano il giorno senza cancro?

«A questa domanda il professor Veronesi rispondeva che prima o poi quel giorno sarebbe arrivato cancelland­o dalla nostra testa l’immagine del male invincibil­e. Può essere anche oggi. La sua eredità è quella di guardare al futuro con speranza». Più ricerca e più prevenzion­e?

«Medici, ricercator­i e pazienti devono fare quadrato: la lotta al tumore va fatta tutti i giorni,in ospedale e fuori».

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