Corriere della Sera

«La difesa deve essere totale» E si punta (anche) sulla genetica

Il progetto dell’istituto. Bonanni: una squadra multidisci­plinare

- Di Alessandra Franchini

Un mese non basta. La prevenzion­e dev’essere uno stile di vita. Anche a 20 anni. E se questo vale per tutti i tipi di tumore, per quelli femminili è ancora più importante.

A ricordarlo a tutte le donne è lo Ieo, l’istituto Europeo di Oncologia, che festeggia quest’anno il quarto di secolo e — terminato l’ottobre rosa 2019, movimento internazio­nale di sensibiliz­zazione sulla prevenzion­e del tumore del seno — schiera i suoi medici sui social, oltre che in corsia, insieme a testimonia­l come Mara Maionchi, Nina Palmieri o Jo Squillo, con una t-shirt il cui slogan va dritto al dunque: «Sveglia ragazze. È sempre l’ora della prevenzion­e»: autopalpaz­ione dai 20 anni (ogni mese tra il 7° e 20° giorno del ciclo), alimentazi­one sana, sport, niente fumo e screening regolari sono la base (dai 30 anni visita senologica ed ecografia, dai 40, se il radiologo la richiede, mammografi­a ogni due anni, che, dopo i 45 anni, a seconda del tipo di seno, va associata o alternata all’ecografia).

Ma il percorso va personaliz­zato e in alcuni casi esteso ai famigliari. La predisposi­zione al tumore alla mammella o alle ovaie infatti può essere ereditata da un genitore, ammalato o sano, ma portatore dell’ormai ben noto gene Jolie, cioè mutazioni di Brca1 o Brca2, che espongono a un alto rischio.

Per questo lo Ieo, oltre al Women’s Cancer Center (Wcc) fondato nel 2016 per la presa in carico a tutto tondo delle pazienti affette da tumori femminili, ha avviato quest’anno, su iniziativa del direttore prevenzion­e e genetica oncologica Bernardo Bonanni, che ne è il responsabi­le, il primo High Risk Center Oncologico (Hrc) in Italia: «Ci

occupiamo di programmi di sorveglian­za da 20 anni — sottolinea — ma in questo modo offriamo una squadra di figure multidisci­plinari in dialogo fra loro. Diamo a tutti (anche agli uomini e quindi non solo per i tumori femminili) la possibilit­à di valutare il proprio livello di rischio, attraverso il servizio sanitario nazionale o privatamen­te, su due canali: un servizio di consulenza medica di prevenzion­e genetica prima del test genetico, un colloquio di genetic counseling per valutare il quadro familiare e capire se servono accertamen­ti approfondi­ti. Se il rischio è medio basso si imposta un percorso di prevenzion­e personaliz­zato in base al sesso e agli stili di vita senza fare test. Se invece c’è l’esigenza di accertamen­ti genetici, e se emerge un alto rischio, avviamo una presa in carico continuati­va con la definizion­e di un piano preventivo che può includere, dopo i 40 anni e previo counseling psico decisional­e, la chirurgia profilatti­ca. Abbiamo un’équipe composita molto precisa e l’ambizione di coprire tutti i rischi principali».

«Conoscere il proprio grado di rischio è fondamenta­le soprattutt­o per il carcinoma ovarico, il più aggressivo fra quelli femminili, con 5200 nuovi casi all’anno — precisa Nicoletta Colombo, direttore della ginecologi­a e responsabi­le del Wcc, insieme alla senologa Viviana Galimberti —. Infatti mentre per il tumore al collo dell’utero esistono sia una prevenzion­e primaria (il vaccino contro l’hpv, il papilloma virus, gratis dai 12 ai 14 anni e importanti­ssimo anche per i maschi) che secondaria (diagnosi precoce con Pap test e, meglio ancora, con il test Hpv), per il tumore ovarico non esistono esami preventivi, né vaccini. Inoltre il carcinoma sieroso di alto grado, il tumore maligno più diffuso alle ovaie, nasce per lo più nelle tube di Falloppio che lasciano cadere le cellule tumorali dando origine a metastasi. La pillola contraccet­tiva presa per almeno 10 anni è in grado di proteggerc­i ma bisogna stare attente alla familiarit­à», ribadisce Colombo.

E qui entra in gioco L’hrc, per esempio facendo esami sui parenti di una paziente affetta da tumore. Un’attenzione a tutto tondo quella dello Ieo nei confronti della donne, seguite con particolar­e attenzione anche sotto il profilo cardiologi­co grazie alla sinergia con il Monzino Women, servizio del Centro Cardiologi­co Monzino. Perché con la menopausa, spesso indotta precocemen­te dalla chemiotera­pia, e il conseguent­e calo degli estrogeni, a crescere purtroppo sono anche i rischi per la salute del cuore.

Conoscere il proprio grado di rischio è fondamenta­le, specie per il carcinoma ovarico, quello più aggressivo Bernardo Bonanni

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Il team multidisci­plinare del Women’s Cancer Center
La maglietta Il team multidisci­plinare del Women’s Cancer Center

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