Tutti i segreti della maratona di New York
In queste ore — euforici come studenti alla prima gita scolastica — 3.200 italiani sono in volo verso Jfk o Newark per celebrare (domenica) lo straordinario rito laico della New York City Marathon. Una faticaccia pari all’investimento per il viaggio (il pettorale sfiora i 500 euro, gli alberghi sono i più cari del mondo, gli extra sono a peso d’oro) per realizzare il sogno di una vita da runner: trotterellare da Verrazano Bridge alla Tavern of The Green entro le 8 ore del tempo massimo. Su come preparare i 42 chilometri più famosi del pianeta, alimentarsi e gestire le forze per non stramazzare prima di Central Park, il web regala milioni di pagine. Lorenzo Maria Dell’uva (giornalista e runner che vive tra Bologna e Brooklyn) ha deciso di autoprodurre un monumentale e coraggioso (610 pagine, disponibile su Amazon ) «La Corsa infinita. La guida completa alla New York City Marathon». Ci sono, immancabili, tabelle, mappe e suggerimenti alimentari. Ma anche spunti coraggiosi come consigliare — per bocca del deejay-runner Linus — di non scrivere il proprio nome sulla maglietta (il 99% degli italiani lo fa) per evitare un personalizzato, assordante (e dopo il 30° km molesto) «Don’t give up/you look good» dell’esagitato pubblico newyorkese. Originale snocciolare le migliori strategie per raggiungere la partenza senza mettere la sveglia alle 2 di notte o su come svicolare dall’ingorgo di corpi sudati in Central Park dopo l’arrivo. Ottimi i consigli su dove mangiare senza avvelenarsi o acquistare a prezzi di (relativo) saldo il miglior materiale running del pianeta. Stuzzicanti il racconto, miglio per miglio fino ad arrivare al fatidico 26°, dei cinque borough di New York che fanno da sfondo alla corsa e la descrizione della stremante caccia al tesoro (su e giù per la metro) di chi vuol intercettare il congiunto tra i 50 mila in gara. Impresa più ardua della maratona.