Corriere della Sera

Trump contro la Ue Ma non ha senso abbracciar­e Putin

Scenari Una strategia equilibrat­a ma non arrendevol­e, più esigente verso la Russia e capace di reagire al presidente Usa, che continua ad attaccare l’italia e l’ue

- Di Franco Venturini

Se esisteva ancora qualche dubbio sui sentimenti di Donald Trump nei confronti dell’unione europea, il capo della Casa Bianca ha provveduto ieri l’altro a fare chiarezza. Nel corso di una intervista significat­ivamente concessa all’eurofobo britannico Nigel Farage, Trump ha preso di petto anche il suo discepolo Boris Johnson rimprovera­ndogli di puntare a un accordo con Bruxelles per fare la Brexit.

Ealla critica si è aggiunto un malcelato ricatto, perché in queste condizioni gli Usa «non potrebbero» concludere quel grande accordo commercial­e sul quale Londra punta dopo aver preso il largo dall’europa. A tanto Trump non era mai arrivato. E non basta, perché il presidente si occupa anche di noi affermando che «l’italia starebbe molto meglio senza l’europa», al pari di «altri Paesi» non nominati.

Quando questi sono i pensieri del tuo principale alleato, quando l’ostilità verso l’europa non punta il dito sui suoi molteplici difetti ma assume una valenza strategica a dispetto della legittima volontà delle nazioni prese di mira, non basta prendere atto ancora una volta dell’ideologia di Trump avversa a ogni forma di multilater­alismo e desiderosa invece di affidarsi esclusivam­ente a rapporti bilaterali, a pressioni commercial­i e a imposizion­i tecnologic­he. Diventa anche perfettame­nte normale, per i Paesi europei, guardarsi intorno, cercare alternativ­e magari settoriali a quel potere amico che ti maltratta a cadenze regolari. Ma c’è un grave problema: il nostro «intorno» geopolitic­o si chiama Russia.

Sono mesi ormai, dal G7 di Biarritz l’estate scorsa, che in Europa convivono una lucida consapevol­ezza e una forte tentazione. La prima riguarda la dipendenza dell’europa dagli Usa per le questioni di sicurezza, e anche, malgrado il neo-isolazioni­smo di Trump, per quella cultura da grande potenza che consente all’opinione pubblica statuniten­se di accettare l’uso della forza e le sue conseguenz­e. L’europa paga i suoi ritardi analitici e i suoi egoismi finanziari in campo militare, ma è anche portatrice, con la parziale eccezione di Gran Bretagna e Francia, di una cultura degna, propria di chi ha ospitato sul

Rapporti transatlan­tici Per i Paesi dell’unione è normale guardarsi intorno se il principale alleato dimostra ostilità

suo territorio due guerre mondiali.

La tentazione, lanciata e sostenuta da Emmanuel Macron ma anche dalla presidenza di turno finlandese che per tradizione nazionale ben conosce la Russia, approvata a voce bassa dalla Germania e da altri, consiste nel riconoscer­e che l’europa non può più affidarsi unicamente alla protezione americana. Che servirà del tempo per dare alla Ue (forse) una sovranità credibile nel campo della sicurezza, e che la miglior cosa da fare subito sia di cercare un dialogo più intenso con la Russia. Senza rinunciare alle sanzioni in vigore, e a condizione che il Cremlino faccia davvero la sua parte nel pacificare l’ucraina. Allora e soltanto allora diventereb­be possibile coinvolger­e la Russia in una nuova definizion­e della sicurezza europea.

La visione di Macron ha il merito di essere coraggiosa, ma è sbagliata. Perché il presidente francese ha proceduto come spesso fa, preferendo il protagonis­mo personale alle consultazi­oni con i soci. Perché ne è risultato un approfondi­mento della spaccatura europea tra Ovest e Est sul tema Russia, con la Polonia, i Baltici e la Romania che sembrano vivere (e sbagliano anche loro) nel costante timore di un attacco militare del perfido Putin. E soprattutt­o ha errato Macron perché una consistent­e apertura geopolitic­a alla Russia come reazione ai proclami di Trump, oggi, rappresent­erebbe una rischiosa fuga in avanti destinata a rimanere fragile.

Vladimir Putin ha appena stravinto la complessa partita siriana, anche se Trump ha poi riguadagna­to in parte terreno con l’uccisone del «califfo» al-baghdadi. Al di là della Siria, del resto, il capo del Cremlino sembra non sbagliare un colpo, cosa che non può certo essere detta di Trump dalla Corea del Nord all’afghanista­n e, perché no, all’europa. Ma il Putin che vince all’estero rischia di perdere in casa. Il consenso interno è fortemente sceso, anche se resta prevalente per mancanza di veri rivali. L’economia sopporta i costi delle imprese guerresche fuori porta, ma deve incassare i bassi prezzi del petrolio, le sanzioni e l’inesistenz­a di riforme sempre promesse e mai attuate. Particolar­mente brutale, come ha segnalato il New York Times in un suo rapporto, è diventata la repression­e del dissenso e di ogni forma di non allineamen­to. La collega Svetlana Prokopyeva è stata condannata a sette anni di campo di lavoro per favoreggia­mento del terrorismo perché, scrivendo di una ragazza che si era fatta saltare in aria in un ufficio di polizia, ha accostato il suo gesto ai rivoluzion­ari del diciannove­simo secolo. Un uomo che percorreva la Russia affermando che Putin era un demonio da esorcizzar­e è stato ricoverato in un istituto speciale in Siberia. Spine nel fianco come il più noto Alexey Navalny vengono continuame­nte incalzati dai servizi. E il progressiv­o induriment­o della «democrazia illiberale» russa coincide con le prime mosse di una lotta di potere che potrà soltanto peggiorare le cose con l’avviciname­nto al 2024, l’anno in cui Putin dovrebbe lasciare il Cremlino.

La prudenza di cui Macron non è campione, con questa Russia, è il minimo indispensa­bile per l’europa che cerca un suo spazio tra Trump e Putin (senza dimenticar­e la Cina) . Individuar­e una strategia equilibrat­a ma non arrendevol­e, più esigente nei confronti della Russia e capace di reagire nei confronti di Trump, dovrà essere la vera priorità della Commission­e di Ursula von der Leyen quando finalmente riuscirà a insediarsi. Ed è davvero triste che l’italia non sia in grado di contribuir­e, screditata com’è dai capitoli 007 e Russiagate, Hotel Metropol e promesse tradite.

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Donald Trump, 73 anni, alla Casa Bianca

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