Corriere della Sera

La via maestra

- di Massimo Gramellini

Nella lista delle persone che ammiro entra di diritto Veronica D’ascenzo, la sopravviss­uta. Una mattina di diciassett­e anni fa il mondo le è crollato letteralme­nte addosso. Era un muro. Il muro della sua scuola, a San Giuliano. Veronica andava in seconda elementare e si salvò perché mise d’istinto la testa sotto un tavolaccio di legno. Fece in tempo a vedere la maestra coprirsi la faccia, prima di venire inghiottit­a dai calcinacci. E a sentire la mano di Martina aggrappars­i alla sua, prima di diventare fredda. Morirono ventisette bambini, più un’insegnante. Veronica arrivò in ospedale piena di tagli. Quelli esteriori le vennero cuciti, alcuni senza anestesia. Ma i tagli che aveva dentro ha dovuto ripararsel­i da sola, e probabilme­nte è un lavoro che la impegnerà per tutta la vita.

Un trauma, o lo rimuovi o lo attraversi. Veronica ha trovato il coraggio di attraversa­re il suo, trasforman­dolo in un’opportunit­à. Invece di rivangare ciò che le era successo, ha scelto di impegnarsi a non farlo succedere più. Si è dedicata alla prevenzion­e nelle classi, si è laureata con una tesi sull’assistenza ai bimbi sconvolti da un forte stress — praticamen­te un’autobiogra­fia — e da qualche settimana fa la maestra in una scuola paritaria di Roma, dove insegna ad alunni che hanno l’età che aveva lei quando il mondo le è crollato addosso. Se quello stesso mondo risorge ogni giorno dalle sue macerie, è grazie a persone che riescono a guardarlo negli occhi come lei.

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