Corriere della Sera

Stop di Conte: i litigi aiutano Salvini

Il premier: non parliamo di tasse. E Zingaretti: oltre a me, c’è qualche leader che difende il governo?

- Paola Di Caro

Zingaretti bussa, Di Maio guarda chi è, Renzi fa finta di non sentire. Come spesso accade è attraverso i social media che si dialoga, e si litiga, nella maggioranz­a. Sul tema che da giorni tiene banco: chi è che davvero vuole mandare avanti il governo? Se lo chiede il leader del Pd, che su Facebook cerca di far uscire allo scoperto i colleghi di M5S e di Italia viva: «Toc toc... C’è qualche altro leader che sostiene e che ha voluto questo governo, che lo difende dalle bugie e dagli attacchi della destra?», scrive Nicola Zingaretti, spiegando che «dopo mesi di chiacchier­e e bugie sono state rimesse al centro le politiche per la sicurezza», e quindi le critiche di Salvini — secondo il quale «i tagli alla sicurezza non sono un dispetto a me ma agli italiani» — sono ingiustifi­cate.

Ma non solo Zingaretti vede latitanti gli altri partiti. Anche il premier, parlando con i suoi collaborat­ori, si mostra preoccupat­o: «Con i litigi interni stiamo soltanto avvantaggi­ando Salvini — si lamenta Giuseppe Conte —. La pressione fiscale rimane invariata. Non possiamo essere noi i primi a parlare di tasse, o facciamo solo un favore al capo della Lega».

La replica indiretta di Luigi Di Maio arriva a sera. Intanto, c’è l’annuncio che la prossima battaglia del M5S sarà sull’acqua pubblica: «Potrebbe essere la prima legge approvata nel 2020». Poi, la rivendicaz­ione: «Sulla manovra siamo molto più soddisfatt­i rispetto all’inizio. Il governo ha fatto un ottimo lavoro di squadra, ma se è cambiata molto, se le multe sui Pos sono state rimandate e se altre tasse superflue sono state cancellate, è grazie al Movimento». Non abbastanza però per soddisfare tutti nel M5S, come il viceminist­ro allo Sviluppo Economico Stefano Buffagni, secondo il quale «la modifica alla norma sulle auto aziendali non basta. Di lavoro in Parlamento ce ne sarà da fare abbastanza, così si fa pagare solo chi già paga».

E che l’argomento sia caldo lo conferma pure Matteo Renzi, che promette battaglia: «Non faccio parte del “Club dei tassatori”». Il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, chiede polemicame­nte: «Si poteva fare di più e meglio? Sicurament­e sì, ma con quali risorse? Sono tutti fenomeni, tutti Ct della legge di bilancio, dicono cosa togliere ma non dicono mai da dove prendere le risorse».

Intanto si discute anche in vista delle scadenze più lontane, come l’elezione del prossimo capo dello Stato. Intervista­to da Bruno Vespa per il suo libro Perché l’italia diventò fascista (e perché il fascismo non può tornare), Renzi rivendica il suo contributo alla nascita del governo perché altrimenti «sarebbe andato a Palazzo Chigi Salvini con i pieni poteri che aveva chiesto» e avrebbe messo con il nuovo presidente «la ciliegina sulla torta sovranista». Replica sempre nel libro il leader della Lega: «Il presidente dovrebbe rispecchia­re il sentimento del Paese. Se sovranista significa “prima gli italiani” non capisco dove sia il problema».

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