Il pm chiede di archiviare Toscani Definì Salvini «fascista»
Dare a Salvini del «fascista» e dell’«incivile» non è diffamazione, ma può essere «scriminato dall’esercizio del diritto di critica politica» tutte le volte in cui l’epiteto, «lungi dall’essere semplice argumentum ad hominem» e dunque «gratuito attacco alla persona di Salvini» o al suo partito, intende «biasimare scelte politiche al centro del dibattito pubblico», come il formulare «un’aspra critica politica delle scelte compiute dall’allora ministro dell’interno in materia di immigrazione e reati sessuali». Con questa motivazione il pm milanese Stefano Civardi chiede l’archiviazione della denuncia sporta dal segretario della Lega contro Oliviero Toscani quando il fotografo — era il 2 agosto — parlando di immigrazione nella trasmissione «La Zanzara» su Radio24, alla domanda se Salvini fosse fascista aveva risposto: «No, di più. Peggio, dopo aver visto ciò che si è visto. Chi è che parla di castrazione? E lui dice no, non possono sbarcare... Non sono clandestini sui barconi, c’è della gente… Salvini è un incivile». La parola «fascista», in questa chiave di archiviazione parametrata sulla critica in generale di condotte al centro di dibattito, può sembrare venir svuotata e persino banalizzata nel suo significato, anche se la Procura si colloca nel solco di sentenze di Cassazione (infatti citate) come la 4938/2010 o la 29433/2007. E «incivile»? Qui la scriminante opera in una chiave che relativizza il canone di riferimento sulla cui base misurarne nel contesto l’offensività o meno: la parola è sì «una rude valutazione», ma, essendo anch’essa «ancorata alla tematica di attualità del soccorso di naufraghi, evidentemente si riferisce a un giudizio su scelte politiche in contrasto con il canone di civiltà professato da Toscani».