Corriere della Sera

Regionali, diktat di Di Maio al M5S: vi do una settimana, poi decido io

Ma il leader ribadisce: «Basta parlare di alleanze». E accelera la riorganizz­azione

- Alessandro Trocino

«Ci rivediamo la prossima settimana, se trovate una linea unitaria bene, sennò decido io». Luigi Di Maio ha chiuso così le assemblee con i parlamenta­ri di Emilia-romagna e Calabria. Già, il problema è questo: chi decide?

Nicola Morra lo ha scritto in un post: «Si vince insieme e si perde insieme solo se si gioca insieme». Ma non si capisce bene se Di Maio voglia giocare e con chi. Nel frattempo tutti sperano o temono una parola «elevata» di Grillo, Casaleggio sta rinchiuso negli uffici e i gruppi parlamenta­ri hanno sulle spalle la decisione più difficile: se correre con il Pd, modello Umbria, o se andare da soli, consegnand­o il Pd al rischio di una sconfitta in Emilia-romagna e abbandonan­do a sé stessa la Calabria.

Di Maio, che sta pensando ad una riorganizz­azione interna sul modello «leggero» dei Verdi europei, fa capire come la pensa: «Basta parlare di coalizioni o alleanze». Vorrebbe si procedesse da soli, in quello che Pier Luigi Bersani chiama un «solipsismo da cupio dissolvi». Ma non decide, per ora, anche per non dare ragione a chi lo accusa di essere un uomo solo al comando. Poi ci sarà il voto su Rousseau, contestato. «Io non ho votato sull’umbria — racconta Francesco Silvestri —: non ha senso che a decidere di una regione siano cittadini di altre».

Nicola Morra accusa Di Maio di essersi disinteres­sato delle Regionali e del piano per la Calabria che gli presentò nella primavera 2018. Per il presidente dell’antimafia ora è tardi, anche se non chiude tutte le porte. Vorrebbe una squadra forte della società civile. Altrimenti meglio evitare, stando ben lontani dalla «peste del Pd di Mario Oliverio».

Dalila Nesci, che si è autocandid­ata da tempo, lo ha affrontato in assemblea: «Se non vuoi sostenere me, ti propongo come candidato. Purché non abbandonia­mo i calabresi». I gruppi, che eleggerann­o un coordinato­re regionale (forse Paolo Parentela) vogliono correre da soli, candidando Ferdinando Laghi o Pippo Callipo.

E in Emilia? Maria Edera Spadoni è per andare da soli. Ma non tutti la pensano così. Lasciar solo il Pd vuole dire far rischiare il governo. Per questo si cercano vie intermedie, con liste civiche senza simboli e candidati non politici. Ma in Emilia un candidato forte c’è già ed è il dem Stefano Bonaccini. Da tempo si parla di uno scambio: ai 5 Stelle la Calabria, al Pd l’emilia. Sì, ma chi decide? Di Maio? Grillo? Casaleggio? I gruppi parlamenta­ri? Rousseau?

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