Condanna ridotta a Barcellona per cinque aggressori di un’adolescente. «Legge da cambiare»
Il caso
G Una Corte di Barcellona ha condannato per abuso e non per stupro 5 uomini (foto)
G Anche per lo stupro collettivo del «branco di Pamplona», la condanna fu per abusi e non per stupro
Cinque uomini all’assalto di una quattordicenne, ma non è considerato uno stupro perché la vittima era stordita da alcol e marijuana, e quindi «non sapeva cosa stesse e cosa non stesse facendo». E se non ci sono botte o minacce, il reato si configura soltanto come «abuso» sessuale per il codice penale spagnolo. Che forse, ammettono giudici e giuristi, è arrivato il momento di cambiare.
Non è il primo caso, ma non è meno impressionante di quello dell’auto proclamata «Manada» di San Fermín, il branco che tre anni fa a Pamplona, durante le feste per la corsa dei tori, violentò in un androne una ragazza di 18 anni, paralizzata dalla paura, e fu condannato per stupro, anziché semplice «abuso sessuale continuato», soltanto al terzo grado di giudizio, dal Tribunale supremo, dopo che l’eco della vicenda era arrivata fino al parlamento europeo.
Ma quella clausola del codice spagnolo, in vigore dal 1995, è tornata due giorni fa a mitigare il capo di imputazione a carico di un’altra «manada», altri cinque uomini fra i 19 e i 26 anni, che nel 2016, dopo un botellón, un party a base di birra e superalcolici, in una fabbrica abbandonata di Manresa, 60 chilometri a nord ovest di Barcellona,si sono accaniti a turno su un’adolescente ubriaca, incapace di opporsi. E non avendo dovuto vincere la sua resistenza con la forza o con l’intimidazione, a norma di legge i cinque non sono stati ritenuti colpevoli di «aggressione» ma solamente di «abuso» sessuale. Le condanne si sono adeguate: tra i 10 e i 12 anni di carcere, anziché tra i 15 e i 20, previsti per lo stupro.
L’avvocato di parte civile ricorrerà, e altrettanto farà forse il pubblico ministero che all’ultimo momento aveva cambiato idea, riconosciuto la violenza e sollecitato 14 anni di reclusione, senza che i giudici accogliessero la sua richiesta. Per loro, la ragazzina non era in condizione di «decidere e accettare o respingere le relazioni sessuali con gli imputati». La vittima, oggi diciassettenne, si è chiesta come avrebbe potuto essere d’accordo — per quanto ubriaca — di sottostare a cinque individui che si sono spartiti il suo corpo per più di un’ora: «Quindici minuti a testa» aveva stabilito il capobranco, all’epoca il suo mal scelto fidanzatino.
Anche se non è stato provato che uno di loro avesse diffidato con una pistola giocattolo un paio di testimoni dal raccontare l’accaduto, l’arma appare tra i ricordi, fortunatamente confusi, della ragazza, convinta di essere stata drogata proprio per azzerare le sue difese.
La blanda sentenza ha suscitato le reazioni dei movimenti contro la violenza di genere e della sindaca di Barcellona, Ada Colau, che censura la «giustizia patriarcale» e insiste: «Non è stato un abuso, è stato uno stupro». Molti giuristi spagnoli hanno già preso posizione: in assenza di consenso, è comunque violenza. E il codice va cambiato.