Corriere della Sera

Chiusa una struttura ogni 5 giorni Le case di riposo nel mirino

I Nas: irregolari­tà nel 28% dei casi Inchiesta a Udine, il pm: «Per i profitti sacrificat­a la dignità degli ospiti» E Confeserce­nti parla di mille vittime

- di Andrea Pasqualett­o apasqualet­to@corriere.it

Inomi sono rassicuran­ti: Casa Amica, Villa Paradiso, L’accoglienz­a... L’ultimo in ordine di tempo a fare capolino nelle pagine di cronaca è il colosso nazionale delle case di riposo: 85 strutture gestite, 5.900 posti letto, 3 mila dipendenti, quasi 200 milioni di fatturato. Si chiama Sereni Orizzonti ma per il pm di Udine Paola De Franceschi gli orizzonti erano tutt’altro che sereni: «Bieco cinismo, perseguime­nto del profitto ad ogni costo, sacrifican­do il fondamenta­le interesse umano a una vita dignitosa...», ha bacchettat­o nel chiedere e ottenere otto arresti, compreso quello del fondatore del gruppo Massimo Blasoni, un imprendito­re partito da zero poco più di vent’anni fa e a lungo consiglier­e regionale di Forza Italia. Si parla di frode a sei Regioni, di 10 milioni di euro di contributi pubblici percepiti illecitame­nte, di personale stressato, sottopagat­o e, quindi, di servizi di scarsa qualità e precaria assistenza agli anziani. «Mai, in nessuna conversazi­one intercetta­ta — scrive il magistrato — viene manifestat­a la preoccupaz­ione che gli ospiti delle strutture abbiano troppo caldo o troppo freddo o non siano lavati e puliti con la necessaria frequenza o siano abbandonat­i a loro stessi... Quello che interessa agli indagati è tradurre l’ospite in cifre, in modo da risparmiar­e il più possibile sull’assistenza». Venerdì scorso, assistito dall’avvocato Luca Ponti, Blasoni si è difeso davanti al giudice spiegando di «aver sempre cercato di arrivare alla maggiore efficienza possibile nel rispetto delle leggi».

Tutto questo succede a Udine, nel senso che l’inchiesta penale, condotta sul campo dalla Guardia di Finanza, è in corso nel capoluogo friulano, anche se le strutture interessat­e riguardano sei regioni: Friuli-venezia Giulia, Piemonte, Veneto, Emilia-romagna, Toscana e Sicilia. Non vengono contestati maltrattam­enti, violenze o abusi, tuttavia il pm sottolinea come la truffa si sia ripercossa su «persone che meno di altre avrebbero potuto obiettare, protestare ed esigere trattament­i migliori». Udine non è un caso isolato. Negli ultimi anni in Italia sono state aperte decine di indagini sulle case di riposo. I pm perseguono reati per violazione delle norme in ambito sanitario e reati contro la persona. I numeri che sforna il Comando per la Tutela della salute dei Nas dei carabinier­i fotografan­o una situazione critica. Dal 2017 al settembre scorso sono state chiuse o sequestrat­e 211 strutture, più di una ogni cinque giorni, mentre quasi una su tre è risultata irregolare.

Colpisce il dato sulle persone denunciate all’autorità giudiziari­a nello stesso periodo, tutte occupate nel settore: 1.074 (251 nel 2017, 531 nel 2018, 282 nei primi 9 mesi del 2019). Dalla Federazion­e italiana dei pensionati della Confeserce­nti rimbalzano le conclusion­i di una ricerca intitolata «Quelle case senza amore»: «Dal 2013 al 2018 sono oltre mille le vittime accertate delle case di riposo, con 3 mila episodi di violenza contestati agli indagati». Qualche esempio? Borgo d’ale (Vercelli): 300 episodi di maltrattam­enti; Besana Brianza, dipendenti denunciati per percosse agli ospiti; Alessandri­a, undici sotto accusa per aver usato farmaci scaduti... Le cause del fenomeno sono varie perché varie sono le situazioni. Per la procura di Udine non ci sono dubbi: troppa attenzione al profitto e troppo poca all’affetto. L’osservator­io nazionale sulle residenze per anziani del sindacato Spi-cgil parla di settore privato imperante. «Io sono il proprietar­io, io decido, io convoco, io faccio quello che voglio della mia azienda, siamo in un sistema capitalist­ico, non comunista», diceva Blasoni, intercetta­to. «Attenzione però, ci sono strutture private che sono dei modelli di efficienza: potrei fare molti esempi. C’è piuttosto un problema di finanziame­nti del settore», aggiusta il tiro Marco Trabucchi, da 10 anni presidente dell’associazio­ne italiana di psicogeria­tria. Secondo l’ocse, in Italia i posti letto convenzion­ati (250 mila) sono la metà di quelli necessari. «La domanda inevasa genera ricoveri impropri e abusivismo», denunciano alla Fipac. Di qua, dunque, i profitti, di là la mancanza di strutture. E in mezzo loro, gli anziani, sempre più soli, sempre più deboli.

Trabucchi

Il medico: «Ma nel settore privato ci sono anche veri modelli di efficienza»

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