Rocco Barocco: basta con gli esami ogni sei mesi
Lo stilista: lascio il prét-à-porter all’industria E porta al San Carlo di Napoli la sua couture
L’abito nero e quello rosso, entrambi con cascate di micro-rouches, le gonne in tulle che si aprono a corolla sui leggings incrostati di mini borchie dorate: la moda aristocratico-pop di Rocco Barocco sfila nel sontuoso teatro San Carlo di Napoli, il tempio dell’opera più antico del mondo, platea e palchi al completo con gli ospiti dello stilista ischitano. Tra le prime ad arrivare Sandra Milo, stretta in un tailleur beige con rose dipinte, ovviamente dell’amico Rocco. «Dovevamo sposarci, poi lei mi ha tradito con un cubano», scherza lui. «Forse l’errore più grande della mia vita», ribatte lei.
L’età rende liberi di essere
Vorrei che il mio marchio rimanesse nella storia della moda, che a differenza dei noi stilisti non invecchia mai
sé stessi. «Dopo quasi 50 anni di collezioni non mi sento più uno scolaretto — esordisce lo stilista —. Non voglio più passare un esame a Milano ogni sei mesi. Ho deciso di organizzare un evento all’anno nei luoghi simbolo della mia città con capi da poter indossare sempre, anche perché le stagioni sono finite...». Le modelle avanzano sul palco in gruppi di quattro, rispettando i tempi incalzanti della musica, e ci sono tutti i riferimenti che hanno reso famoso lo stilista: i maculati ora stampati su chiffon e sete per abiti fluidi e leggeri, e poi i tessuti broccati per i completi pantaloni, armatura sexy. «Voglio tornare alle origini — insiste Barocco —. Siccome so di essere bravo a fare la couture, voglio vestire le mie care clienti con le cose giuste. Lascio il pret-à-porter alla produzione industriale. Siamo rimasti in pochi stilisti proprietari della propria azienda, sento di dover creare ancora qualcosa», racconta il designer, che lavora nel quartier generale milanese e torna a Napoli nel weekend. Lui che cominciò a creare 17enne e vestì Anna Magnani di nero e Anita Ekberg di rosso all’epoca della Dolce Vita («fu lei a chiedermelo, esaltava la sua carnagione e aveva una figura meravigliosa, le feci uno scollo a cuore»), dice che oggi la cosa più difficile è essere eleganti, portare qualcosa con disinvoltura. «Le ragazze non sanno camminare con il tacco. Quando mettono un abitino per le feste comandate le vedi impacciate. Molte amiche mettono le scarpe con il tacco nella borsa e le ballerine ai piedi, ma quando le sfilano restano i segni rossi. Io dico che è arrivato il momento di tornare a casa a cambiarsi prima del party. Si può essere chic con una gonna scozzese, un twin-set e una tennis shoe, ma essere moderni non significa essere sciatti. Quando si va a una festa si deve brillare».