Corriere della Sera

Design e artigianat­o Oporto vuol seguire le lezioni italiane

Prima Biennale con l’omaggio al nostro Paese

- Silvia Nani

I mpossibile, girando per la città, associare di primo acchito Oporto al design. Case basse di varie epoche, alcune decadenti, altre rese vive dagli azulejos o da facciate colorate, si contrappon­gono a palazzi storici, edifici riconverti­ti e a qualche architettu­ra contempora­nea famosa (autori le star cittadine Alvaro Siza e Eduardo Souto De Moura, ma c’è anche Rem Koolhaas, che ha firmato l’avvenirist­ica sala da concerti Casa da Musica). Eppure, se l’ottocentes­ca libreria Lello con i suoi famosi interni tutti a intarsi e stucchi attira code di visitatori, il fermento di una città che negli ultimi anni sta cambiando volto passa (anche) attraverso il mondo della creatività. Non si tratta, per ora, di un contesto legato al progetto canonico (le aziende di arredo sono rare e tradiziona­li), ma l’interesse dei giovani per il design è tangibile, se si pensa che l’esad, la scuola locale di design e arte, in 30 anni di esistenza ha laureato circa 5.000 studenti. Oltre a favorire molteplici iniziative di formazione che guardano al mondo del lavoro, e aver creato un centro di ricerca promotore quest’anno della prima Porto Design Biennale: oltre tre mesi di esposizion­i e talk per indagare sul senso del design, nella società di oggi.

«Sono arrivata a Oporto 25 anni fa con un Erasmus e, dopo la tesi con Alvaro Siza, mi sono stabilità qui», racconta l’architetto Maria Milano, nativa di Enna, parte del board della Biennale. «Il lavoro da fare è ancora molto, ma c’è un terreno fertile: le realtà produttive sono poche, però esi«abbiamo ste un indotto artigianal­e di grande qualità. Al momento però il dialogo tra designer e artigiani è quasi assente». Proprio questo è il focus di«frontiere», la grande mostra sul design italiano contempora­neo, parte della sezione «Territorio Italia» curata da Maria Milano e dedicata al nostro come primo paese «ospite», in quanto ancora indiscusso punto di riferiment­o. voluto mostrare come in Italia le nuove leve creative reagiscono a un contesto di crisi — spiega Maria — . Lavorando strettamen­te con mondi paralleli come l’artigianat­o e l’arte, ma anche guardando a funzioni più ampie, come il sociale, e ragionando sulla sostenibil­ità».

Non si pensi però che i giovani designer portoghesi siano tradiziona­li, anzi: ci sono laureati Esad che hanno creato un brand di cioccolato (con tre negozi a Oporto, uno a Barcellona e un e-shop) puntando su creatività alternativ­e, come la materia prima e il packaging. O la start-up di grafica, ideata da due ragazze trentenni, che oggi ha tra i suoi clienti musei e marchi di moda internazio­nali. La sede di quest’ultima è nel Mercado de Matosinhos, mercato del pesce, frutta e verdura degli anni ‘40, riconverti­to con l’aggiunta di un incubatore di piccole imprese creative: «Abbiamo aggiunto spazi pensati per realtà di design, architettu­ra, grafica, moda, che pagano solo un affitto “politico”, ma anche piccoli negozi di ricerca sul cibo — spiega Sérgio Afonso, direttore esecutivo Esad e ideatore del progetto —. Tutto senza snaturare l’essenza originaria del luogo. Con l’effetto, invece, di incoraggia­re il dialogo tra ambiti e creare reciproche opportunit­à di lavoro».

L’architettu­ra delle riconversi­oni a Oporto è il tema del momento: dalla storica «casa del tè» di Alvaro Siza, diventata qualche anno fa un ristorante stellato, alla vecchia tipografia riaperta come hotel, è tutto un fiorire di luoghi da vivere in una veste nuova, anche solo per qualche ora. Ma i mobili? I negozi dedicati sono rari e puntano sull’idea del concept store, l’«esperienza» di cui l’arredo è solo una parte. Forse per questo non esiste un gusto locale univoco: i mobili proposti sono vintage, artigianal­i portoghesi o etnici, con qualche pezzo di ricerca più o meno artistica. In fondo non così lontani dagli «oggetti» di Riccardo Dalisi, esposti nella splendida retrospett­iva al Museu da Misericord­ia, esempio già allora di unione tra arte e design, saper fare e impegno sociale. Simbolico della nuova Oporto che si apre al design.

 ??  ?? Arte & design Uno scorcio della retrospett­iva su Riccardo Dalisi «The Perfect Imperfecti­on», allestita nello storico edificio Museo e Igreja da Misericord­ia
Arte & design Uno scorcio della retrospett­iva su Riccardo Dalisi «The Perfect Imperfecti­on», allestita nello storico edificio Museo e Igreja da Misericord­ia
 ??  ?? Icone tricolori
Curata da Paolo Deganello e Maria Milano, la mostra Abitare Italia al Palacio des Artes di Porto, espone pezzi pietre miliari per il loro contributo di innovazion­e
Icone tricolori Curata da Paolo Deganello e Maria Milano, la mostra Abitare Italia al Palacio des Artes di Porto, espone pezzi pietre miliari per il loro contributo di innovazion­e

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